«Papà professore ci aiutava in edicola»
Non è facile accettare la morte di qualcuno che ami e che ti ha amata incondizionatamente da quando sei nata. Il mio babbo Aldo è morto l’11 gennaio di quest’anno e ancora faccio fatica a crederci. Lui, prima di andare in pensione, era stato professore di disegno e storia dell’arte al liceo scientifico di Empoli e aveva insegnato a numerose generazioni di ragazzi mettendo nel suo lavoro tutta la passione che aveva per quello che faceva. E questo i suoi «ragazzi» lo avevano sentito e gli hanno dimostrato il loro affetto anche quando non erano più seduti sui banchi di scuola e persino nel giorno del suo funerale. Da quando era a riposo poi aiutava me e mia sorella con la nostra attività e anche il «lavoro» di giornalaio lo ha sempre svolto con grande passione, cordialità e simpatia. La mancanza che io sento, però, è soprattutto nelle piccole cose; un messaggio sul cellulare per augurarmi il buongiorno o una chiamata per sapere se ero rientrata a casa senza problemi.
Mi sento mancare il fiato se penso che non potrò più vederlo, non potrò più parlare con lui. Sicuramente, col passare del tempo, il dolore che provo si attenuerà , ma sentirò sempre la sua mancanza anche se lo terrò sempre con me in quell’angolino del cuore dove si custodiscono le cose più belle.