Corriere della Sera

E i suoi fratelli Le tribù della musica invadono il mondo del lusso

Le sfilate di Parigi e il caso Off White. La silver girl di Balmain

- 1 4 2 5 3 6 Paola Pollo

Chissà cosa avrebbe detto mademoisel­le Coco (Chanel) se, affacciand­osi alla finestre del suo atelier in rue Cambon, avesse visto davanti al portone di fronte quella ressa impazzita di ragazzi che urlavano alla vista di quello o quell’altro rapper? O se le fosse caduto l’occhio su quello schianto di ragazze tutte trecciolin­e e unghie e sneaker e curve fasciate di pelle? D’altronde non sarà un caso se Virgil Abloh, alias Off White, ha scelto di sfilare proprio lì la sua più sofisticat­a collezione, di fronte al santuario dello chic. I puristi della moda potranno anche storcere il naso ma questo 37enne originario del Ghana, cresciuto in Australia, master in architettu­ra nell’illinois, art director di Jay-z e Kanye West e dj strapagato, è il designer più famoso, oggi, tra i giovani, quelli che vanno anche pazzi per Marcelo Burlon o marchi come Supreme e Stone Island e Nike.

Abloh e il suo team (lui per primo dice che il merito del suo incredibil­e successo è di tutti, dall’ultima sarta al più giovane dei creativi) hanno portato le tribù dei club e della musica nel mondo del lusso

Chi è

Virgil Abloh, 37 anni, originario del Ghana ma cresciuto in Australia, ha fondato il brand

Off White

Balmain

La silver girl disegnata da Olivier Rousteing, tutta un «bling bling»

Off White

La top Bella Hadid con camicia bianca e minishorts della collezione disegnata da Virgil Abloh

Rick Owens Una coperta attorcigli­ata e imbottita diventa un capospalla

Loewe Materiali pregiati per abiti che fanno dell’imperfezio­ne la loro cifra

5 Isabel Marant Avvolgersi per proteggers­i

6 Issey Miyake

Il plissè, marchio di fabbrica del brand, ibridato con la lana Godwin. Jonathan Anderson non nasconde la sua ambizione di vestire una donna sofisticat­a e colta che si affida a pezzi sicuri — montoni, montgomery, trench, gonne e abiti scivolati — interpreta­ti in materiali pregiati (pelle, cashmere, sete) con tocchi surrealist­i: un reggiseno applicato sul davanti, una zip improvvisa, un collo selvaggio, un torsion inaspettat­o, fili di lana che sfuggono. L’imperfezio­ne come perfezione. L’antidoto giusto a banalità e noia. Rischio che non corre la silver girl di Balmain by Olivier Rousteing che nella vita non fa altro che trascinasi da un club all’altro. Se no come si spieghereb­be questo guardaroba sempre tanto bling-bling? Anni Ottanta (un vento fortissimo per il prossimo inverno) quasi didascalic­i per via dell’ottimismo, come lettura sociale, e delle spalle e dei pantaloni con le pince dal punto di vista moda.

Stesso periodo di riferiment­o nelle silhouette da Isabel Marant che alle ore piccole preferisce la luce del sole e l’idea che vestire sia un atto di piacere per vivere il quotidiano più che un’armatura da guerriera della notte. Avvolgersi per proteggers­i, altro grande tema esplorato. Una Calamity Jane: coperte che sono cappotti e mantelle; stivaloni rodeo anche sino alla coscia e giacche con la frangia. E con una coperta, attorcigli­ata, imbottita e tagliata anche Rick Owens avvolse la donna e la resa femminile. Senza alcun bisogno di luccichii e tacchi, piuttosto colori naturali, materiali primitivi e sneaker e parlando addirittur­a di arte povera come la sua nuova irriverenz­a. Come dargli torto?

È il silenzio della natura d’inverno ad ispirare Yoshiyuki Miyamae per Issey Miyake. Ed è bravo lo stilista a rendere negli abiti quell’atmosfera dormiente e sospesa di animali e piante per difendere la propria vita dal freddo e dal buio. Sono creature le sue avvolte in abiti corteccia. Il plissé ibridato con la lana e lavorato con il sistema Steam Stretch — che crea con il calore la silhouette — dà più corposità a maglioni e giacche e pantaloni e blouson.

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