Corriere della Sera

Diciotto pezzi fra estetica urbana e sport

- Maria Teresa Veneziani Carlotta Clerici

Annarita Pilotti e Graziano Cuccù. A sinistra, Ariana Grande con gli stivali Loriblu. Sotto, il sandalo Mignon rieditato per i 40 anni

commercio non può staccare la spina, accade solo quando si muore…».

E lei continua ad amarlo? «È stato l’uomo della mia vita e lo sarà sempre. Io in casa non mi presento mai in tuta, se so che lui rientra, anche solo un filo di rossetto me lo metto. Essere bella per te stessa o per qualcuno che ami è quella cosa in più che non ti lascia cadere nella quotidiani­tà». Ma Annarita, lo ribadisce, non è una donna stiletto. Preferisce gli Al Cinema Manzoni di Milano, con un evento durante la fashion week, La Martina ha svelato Fair Play, una capsule collection di 18 capi (foto) che fonde l’heritage del marchio con una visione streetwear. La rivisitazi­one di alcuni dei pezzi più significat­ivi, ad opera di tre designer — Danilo Paura, Jacopo Pozzati e Leonardo Colacicco —, mette nel mirino un target più giovane e dinamico, anfibi, magari con gli Swarovski scuri: «La fabbrica è grande si fanno chilometri al giorno».

La Loriblu Spa è uno spazio di quindicimi­la mq che dà lavoro a 200 persone, con lo in un mix tra estetica urbana e riferiment­i sportivi che va al di là delle stagioni e delle etichette di genere. «In una stagione che rimescola le tradiziona­li gerarchie tra fashion e streetwear e le distinzion­i di ruolo — spiega Enrico Roselli, ceo del brand — abbiamo tradotto il lifestyle in una capsule iconica, portando il brand verso una compiuta maturità stilistica».

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA spaccio di 1.700 mq (fatturato di 31 milioni, più 15%). E viaggia ancora con il trolley: «Sono in partenza per il Qatar dove abbiamo aperto il secondo negozio. In tutto sono 50 i monobrand». La sfida ora sono gli Stati Uniti: vogliamo entrare con il web. «Siamo stati tra i primi a crederci nel 2008 e sta crescendo. E abbiamo anche una pierre che veste le celebrity». fondatore, Hayman Moscot era già nelle strade di New York a vendere i suoi occhiali autoprodot­ti (ancora oggi vengono fatti artigianal­mente) con un carretto di legno (celebrato, giustament­e, nel logo del brand) nel 1899. «La nostra storia e la nostra cultura — osserva Zack — sono il nostro patrimonio più importante». Una vera storia all’«americana» che, tra l’altro, è sempre stata molto sentita dalle celebrity. Dal Nobel Bob Dylan all’oscar Leonardo Dicaprio, passando per Johnny Depp e (fan numero 1 in Italia) lo chef stellato Bruno Barbieri. E senza contare gli estimatori di nicchia tra i quali, per esempio, Andy Warhol che, dicono da Moscot, «odiava separarsi dai suoi Miltzen tartarugat­i con lenti verdi». I fan del brand raccontano che il top come shopping experience sia la boutique storica, all’angolo di Orchard e Delancey Street nel lower east side a New York. In Italia, invece, ha aperto a Roma nel 2017. L’ispirazion­e 2018 è «back to golden age»: dettagli in oro e titanio, ma anche il ritorno della montatura rotonda che riprende con nuovi materiali il design classico del brand.

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Harvey e Zack Moscot. Sotto, un nuovo modello dell’azienda americana
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