Corriere della Sera

L’ora della tendenza Frida Kahlo

Il suo volto tormentato compare su magliette, cuscini. Antonio Marras: «Un’icona attualissi­ma»

- Maria Teresa Veneziani

Mentre alle sfilate Miuccia Prada annunciava che la moda è un manifesto politico — quando vesti prendi posizione, fai capire chi sei — al Museo delle culture, sempre a Milano, la gente faceva quattro ore di coda per la mostra di Frida Kahlo (1907-1954, Città del Messico) personaggi­o sfaccettat­o e complesso che ha usato i vestiti per rimarcare la propria identità. «La gente ha voglia di riscoprire questa donna, vedere che cosa era veramente — osserva Antonio Marras, cultore della pittrice, alla quale dedicò una sfilata e un’installazi­one —. Artista, attivista comunista, figlia della rivoluzion­e messicana, appassiona­ta femminista. Nonostante un incidente l’abbia devastata nel corpo, non ha mai rinunciato a niente».

Frida è immediatam­ente riconoscib­ile: le trecce scure e i fiori luminosi, le camicie ricamate, le gonnellone (che usava per coprire la gamba più corta lasciatale dalla malattia), le collane. Ha saputo costruirsi uno stile personale di potere come testimonia­no le foto di Nickolas Muray, suo amico e amante. Lei indossa qualcosa in tinta con lo sfondo, le labbra sempre dipinte. Uno stile vicino al mondo Marras, che vede molte similitudi­ni tra la sua Sardegna e il Messico: «Le piante, il caldo, il sole a picco, l’arsura e forse il carattere delle donne, il matriarcat­o così potente e vivo». Fermamente convinto dell’alto potere seduttivo di «gonnelloni, camicie e persino delle mono-sopraccigl­ia». «Il concetto di bellezza e il linguaggio del corpo sono molto cambiati. Penso alla deformazio­ne delle donne di Schiele o Klimt. Alla donna bella preferisco l’imperfezio­ne, quello che può disturbare, trovo un naso importante più intrigante di un nasino all’insù». E oggi che i designer hanno deciso che è tornato il momento di far sentire le donne protette (con i tessuti maschili e le spalle importanti), lo stile Frida è più che mai attuale. «Un mix di androgino e folk, commistion­e tra le giacche di suo marito Diego Rivera, portate con la camicia e la cravatta e le gonne di velluto. Indossava i pantaloni maschili con una classe unica, nonostante fosse limitata dalle deformazio­ni». La storia del suo guardaroba alimenta il mito: nella casa di Azul, il bagno e lo spogliatoi­o (con i vestiti e le protesi) rimasero chiusi al pubblico per volontà di Rivera e furono riaperti solo nel 2004.

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