Dopo la parentesi siberiana non lasciamo seccare la terra
ARoma la neve è già passata: tra le sue eredità mi spiace tanto per quell’alto avocado a Trastevere, già con i frutti che, piegato da un lato, verrà forse abbattuto. Adesso, nonostante un inizio inverno mite, buona parte d’italia è imbiancata. Ma la primavera è alle porte e perché fiorisca allegra ci sono un paio di accorgimenti da tener presenti nella parentesi siberiana. Se «dopo» crolli e cedimenti c’è poco da fare, bisognava evitare che la neve si accumulasse, facendola cadere agitando i rami; le piante al limite della rusticità andavano coperte con tessuto-non-tessuto, magari doppio, prima dell’abbassarsi della temperatura, e ricoverate in un locale non riscaldato quelle in vaso, senza cedere alla tentazione di metterle davanti al termosifone. Non dobbiamo dimenticare che se piante bulbose o dalle radici carnose in completa stasi vegetativa, in generale superano meglio il freddo in terreni semi-asciutti, le altre, soprattutto quelle più rustiche, continuano a perdere acqua dalle foglie e non solo, soprattutto se esposte al vento. Quindi controlliamo il terreno e non lasciamolo seccare troppo: nel caso fosse gelato, annaffiamo e pacciamiamo appena la temperatura tornerà nei parametri stagionali normali.
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