DIZIONARIO DEL VOTO
L’italia cambia spesso sistema elettorale, ha sperimentato dodici diverse formule in mezzo secolo, come ha ricordato Sabino Cassese nel suo La democrazia e i suoi limiti. È per questo che ogni volta ci tocca studiare daccapo, districarci tra espressioni come «voto disgiunto», «collegio plurinominale», «sbarramento». Ecco un glossario che aiuta a ricordarci come stiamo per votare.
ROSATELLUM
È il nostro sistema elettorale. Non è stato inventato dagli antichi romani ma dal capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato. Il suffisso latino in -um si è aggiunto per una tradizione che va avanti dal 1993, da quando Giovanni Sartori definì «Mattarellum» il meccanismo messo a punto dal futuro capo dello Stato. In un editoriale sul Corriere della Sera il politologo volle annunciare la nascita della nuova legge elettorale usando la locuzione papale: «Habemus Mattarellum». Da allora abbiamo cominciato ad aggiungere il suffisso a tutti i sistemi che l’ansia riformatrice dei nostri politici ci ha regalato: il Tatarellum (da Giuseppe Tatarella), il Mastellum (da Clemente Mastella), il Porcellum (dalla «porcata» che per Calderoli era la sua creatura), l’italicum (invenzione di Renzi), il Consultellum (dalle modifiche di una sentenza della Consulta).
MAGGIORITARIO
Il Rosatellum è parzialmente «maggioritario». Che vuol dire? I sistemi elettorali si dividono in due grandi categorie. Con quelli «proporzionali» il Parlamento eletto rispecchia più o meno esattamente la composizione della società: se un partito ottiene il 32 per cento dei voti, avrà in Aula grosso modo il 32 per cento dei seggi. Si dice perciò che i sistemi proporzionali privilegiano la «rappresentanza». I sistemi maggioritari, invece, puntano alla «governabilità», agevolano il vincitore attribuendogli dei seggi in più, per rendere i governi più stabili e duraturi. Ma come viene privilegiato il vincitore? Il Porcellum gli attribuiva un «premio di maggioranza» che ne incrementava i seggi. Il Rosatellum, invece, utilizza il sistema dei collegi uninominali.
UNINOMINALE
Il territorio nazionale è stato diviso dal Rosatellum in 232 collegi per la Camera (erano 475 nel Mattarellum) e 116 per il Senato (erano 232 nel Mattarellum). Da ciascuno risulterà eletto un solo candidato, quello che avrà ottenuto almeno un voto più dei concorrenti. Questo meccanismo caratterizza il Rosatellum in senso maggioritario: tutti i partiti sconfitti nel collegio, infatti, non ottengono rappresentanti (se non per la diversa via proporzionale). Un sistema puramente maggioritario come quello adottato in Francia «evita l’eccessivo frazionamento dei partiti» e «facilita l’accesso al Parlamento di spiccate personalità» come scriveva il costituzionalista Temistocle Martines. Il Rosatellum, però, è un sistema misto. Elegge solo un terzo dei parlamentari con il maggioritario. I rimanenti due terzi vengono eletti con il proporzionale. I sistemi misti, insegnava Sartori, favoriscono al contrario la moltiplicazione delle forze politiche.
ML’attuale sistema assomiglia al Mattarellum, con cui abbiamo votato nel 1994, nel 1996 e nel 2001: come quello è un sistema misto maggioritario-proporzionale. Ma occhio alle differenze: è molto aumentata la quota proporzionale (da un quarto a due terzi). Ed è stato impedito il voto disgiunto.
VATTARELLUM OTO DISGIUNTO
Con il Mattarellum si poteva votare per schieramenti diversi al proporzionale (scelta «politica») e al maggioritario (scelta «della persona»). Questo aveva favorito l’elezione di deputati e senatori della società civile radicati sul territorio: le «spiccate personalità» di cui parlava Martines. Con il Rosatellum, invece, il voto disgiunto è vietato: barrare le caselle di due schieramenti diversi significa annullare la scheda.
PI collegi «plurinominali» sono quelli della parte proporzionale del Rosatellum. La loro caratteristica, spiegava Martines, è che «il loro numero è inferiore al numero dei seggi». Da ciascuno risultano eletti più candidati inseriti in listini bloccati.
LLURINOMINALE ISTINI BLOCCATI
Il vecchio sistema proporzionale, antecedente al Mattarellum, prevedeva che l’elettore scegliesse liberamente — in un elenco di una trentina di candidati — il nome del suo rappresentante. Andrea Manzella in un libro del 1991, Il Parlamento, spiegava quanto questo meccanismo fosse importante per la democrazia. La Corte costituzionale, infatti, aveva precisato Su Corriere.it Tutte le notizie di politica con gli aggiornamenti in tempo reale, i video e lo Speciale elezioni 2018 che la scelta dei candidati da parte delle segreterie di partito non ledeva la libertà di voto dei cittadini solo in quanto questi potevano compensarla con la preferenza. Le preferenze però sono state abolite. Il Rosatellum, oggi, vincola ogni decisione a listini bloccati già definiti dai partiti con due, tre o 4 candidati.
SBARRAMENTO
Impedisce ai partiti troppo piccoli di eleggere parlamentari con la quota proporzionale. La percentuale minima da raggiungere per i singoli partiti è del 3 per cento, quella per le coalizioni è del 10 per cento. Il Mattarellum prevedeva una quota di sbarramento del 4 per cento alla Camera.
RAPPRESENTANZA
Jean-jacques Rousseau scriveva che «la sovranità non può essere rappresentata» e pertanto che «il popolo inglese crede di essere libero, ma si sbaglia di grosso: lo è soltanto durante l’elezione dei membri del Parlamento; appena questi sono eletti esso torna schiavo, non è più niente». Oggi è dunque il nostro unico giorno di libertà? Secondo Cassese la democrazia diretta è inattuabile. Anche Norberto Bobbio, che pure riteneva auspicabile un maggiore coinvolgimento degli elettori, scriveva nel Futuro della democrazia che non è possibile che tutti decidano tutto. Bisognerà contentarsi, dunque, della democrazia rappresentativa e delle elezioni perché sono, allo stato, il miglior modo che hanno i cittadini per avere un peso nelle decisioni che riguardano il Paese.
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La prima prova del Rosatellum e la necessità per gli italiani di capire gli equilibri tra l’uninominale e il proporzionale, passando per lo sbarramento