Valtur, ultima chiamata. Allarme dei sindacati
Spunta l’ipotesi concordato preventivo. Le proposte per rilevare il gruppo da Investindustrial «Credito, 2 mila sportelli in chiusura entro il 2020»
Una storia lunga e tormentata, quella di Valtur, uno dei marchi made in Italy del turismo che ha fatto dei villaggi vacanze un nuovo modo degli italiani di trascorrere il tempo libero. L’ultimo tentativo di rilancio, quello della Investindustrial di Andrea Bonomi sta incontrando più difficoltà del previsto. Se, come riporta il «Sole 24 Ore», si considerano gli ultimi due anni di esercizio, le perdite ammontano a 62 milioni di euro. Appena due anni fa l’acquisizione per 100 milioni del gruppo con 30 resort di cui 24 in Italia. L’obiettivo era creare un nuovo polo del turismo. Ma dopo la cessione a Cassa depositi e prestiti delle proprietà dei tre resort di Ostuni (Brindisi), Marilleva (Trento) e Pila (Aosta) per 43,5 milioni, si parla da giorni dell’ipotesi che il gruppo chieda il concordato preventivo. Nel frattempo, in attesa di capire cosa accade, le prenotazioni estive sarebbero state sospese.
«Dopo due anni di annunci roboanti, la Investindustrial di Andrea Bonomi sembra voler rivedere il proprio ruolo in Valtur e sul tappeto rimane un’azienda in grave difficoltà — ha sottolineato Luca De Zolt, della Filcams Cgil nazionale —. Nonostante il recente coinvolgimento della Cdp nell’acquisto di alcuni villaggi, sono sempre più insistenti le voci di un concordato preventivo». Ipotesi per ora non confermate dall’azienda ma che parlano di un piano che prevede l’ottenimento da parte del Tribunale di Milano di La crisi
● Il gruppo turistico Valtur è in una difficile fase di rilancio. Tuttavia in due anni ha perso 62 milioni e ora sta valutando il concordato preventivo, mentre l’azionista Investindustrial potrebbe cedere la partecipazione un periodo di 120 giorni per la presentazione di un programma di risanamento e la creazione di una Newco per un progetto di rilancio. In campo ci sarebbe anche una manifestazione di interesse di Th Resort che ha scaturito un’interrogazione parlamentare firmata dal senatore Lucio Barani (presidente del gruppo Alapri). «La stessa TH Resort — si legge nell’interrogazione — ha in comune con Valtur l’essere destinatarie degli unici due interventi fatti nel settore turistico da parte di Cassa depositi e prestiti, ci si interroga se tali fondi pubblici non siano stati destinati da TH Resort all’acquisizione di una società, ossia il gruppo Valtur, a sua volta destinatario di soldi dello Stato». L’interrogazione sottolinea poi che esisterebbero altre realtà societarie interessate al gruppo. Tra cui spunta pure un’azienda tedesca ma si tratta di indiscrezioni che non trovano alcuna conferma. Da giorni è in corso una sorta di consiglio di amministrazione permanente finalizzato a prendere una decisione. A intervenire, da venerdì scorso, è arrivato anche l’ex amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio, che lavorerà con l’amministratore delegato Elena David in qualità di advisor: «Per far fronte al momento delicato che sta attraversando la società».
Negli ultimi tre anni in Italia sono stati chiusi 1.700 sportelli bancari ed altri 2.000 ne chiuderanno tra 2018 e 2019. Eppure l’italia con i suoi 30 mila sportelli viene dopo altri Paesi, con i 37 mila sportelli della Francia o i 35 mila della Germania. Prima di noi, anche la Spagna con 32 mila sportelli. E in tutta Europa negli ultimi anni il settore ha visto venire meno 327 mila posti. Sono questi i numeri di una crisi che però, sottolinea la Fabi, «non ha visto alcun licenziamento grazie al suo movimento sindacale». Il punto della situazione e le prospettive sono al centro della due giorni del XXI Congresso nazionale che si apre lunedì a Roma con la relazione di Lando Maria Sileoni.