La grande fuga dai dem: un quinto a casa, 14% a M5S (che piace ai «debuttanti»)
Dentro un centrodestra «granitico» si espande nettamente la Lega Il Movimento si conferma trasversale pescando consensi un po’ ovunque
anche in Italia la crisi che già è emersa in diversi Paesi europei.
Ma quali sono le ragioni di questa ridislocazione dell’elettorato? Per cercare qualche spiegazione è utile partire dai flussi di voto dal 2013 a oggi. Si tratta di flussi ricostruiti a partire dai sondaggi, su una base di circa 16.000 interviste condotte nel mese precedente il voto e riponderate sui risultati reali.
Il primo elemento, molto evidente, è la disaffezione di una parte importante dell’elettorato pd. Infatti oltre un quinto degli elettori della coalizione Bersani 2013 ha deciso di astenersi. Si tratta di un dato già annunciato dai sondaggi: era evidente che una quota importante di elettori pd del 2013, fortemente indecisi (basti pensare che rappresentavano il segmento più rilevante tra gli incerti della vigilia), era in attesa di un segnale da parte del segretario del partito. Un ritorno al «noi», uno sguardo rivolto al futuro rispetto alla ripetuta rievocazione delle misure adottate dal suo esecutivo, un’investitura del presidente del consiglio Gentiloni. Tutto questo non è avvenuto o è avvenuto in misura insufficiente rispetto alle attese. Da qui la decisione di astenersi. Accanto a ciò vi sono flussi consistenti verso i pentastellati (votati dal 14% circa degli elettori di centrosinistra del 2013) e in misura minore verso Leu (7%). Quindi meno della metà degli elettori di area vota Pd e solo poco più della metà torna a votare la coalizione. Una vera fuga, solo in parte compensata dagli ingressi, provenienti principalmente da chi nella tornata precedente aveva votato per forze centriste.
Viceversa gli elettori di centrodestra sono granitici: galvanizzati dal pronostico di una vittoria, quasi tutti tornano al voto e all’incirca il 90% conferma la propria predilezione per la coalizione, accentuando però nettamente le preferenze per la Lega. Pochi i punti di fuga, quasi esclusivamente verso il Movimento 5 Stelle (circa 8%). La Lega evidenzia una capacità espansiva importante, recuperando voti da chi nel 2013 si era astenuto, ma anche dagli elettori M5S e centristi.
Molto solidi anche gli elettori pentastellati: oltre tre quarti confermano il proprio voto tra una tornata e l’altra, con scarsissime dispersioni, le principali delle quali sono verso l’astensione (circa il 9%) e la Lega (circa il 6%). Dall’altro lato l’attrattività del Movimento è molto elevata: il 14% degli elettori di centrosinistra, il 13% degli elettori centristi, oltre il 20% degli elettori delle piccole liste convergono su questa formazione, che conferma una elevata trasversalità.
È interessante osservare cosa avviene tra gli elettori al pri-
Il confronto con il 2013
Tra i pentastellati si registrano scarsissime dispersioni, le principali verso l’astensione (circa il 9%) e la Lega (circa il 6%)