BOCCIATI E
«Renzi sul mio nome aveva messo un veto Non lascio la politica» «Non ci perdo il sonno Il guaio è il trionfo di quattro ragazzotti»
«Lascio il Parlamento dopo 12 anni. Dispiaciuto per il risultato complessivo del Pd ma senza dovermi rimproverare nulla». Cesare Damiano è stato sconfitto nel collegio di Terni dal candidato del centrodestra.
Lei non aveva il paracadute, cioè una candidatura sicura nel proporzionale.
«Candidatura sicura? Al proporzionale non c’ero proprio. Non è un mistero che su di me Matteo Renzi avesse messo una sorta di veto. Il sistema elettorale può anche cambiare ma ci saranno sempre candidati di serie A e candidati di serie B».
Il paracadute è solo per la serie A?
«Io non l’ho chiesto, c’è chi ne aveva anche sei. E ho saputo solo alle 4 del mattino dell’ultimo giorno di dover correre nel collegio più difficile dell’umbria. Ma va bene così, e continuerò a far politica».
Fabio Franceschi, presidente e amministratore unico di Grafica Veneta, il più grande stampatore italiano di libri, era candidato con Forza Italia nel proporzionale a Vicenza. È rimasto fuori.
Non potevano darle una posizione migliore in lista?
«Ma no. Mi dispiace, ma non ci perdo il sonno. FI è crollata, la Lega è schizzata. Gli elettori hanno dato il 30% a quattro ragazzotti che hanno promesso mille euro a testa senza dire che ci costerebbe cento miliardi che non ci sono».
Teme i Cinque Stelle al governo?
«Se fanno metà di quello che hanno detto è una tragedia. Fino a quindici giorni fa parlavano anche di uscire dall’euro».
Il destino di FI è segnato?
«No. Penso che potrà anche crescere e Berlusconi lo vedo molto determinato».
Se i 5 Stelle fanno metà di quello che hanno detto è una tragedia... Berlusconi? Lo vedo determinato
In molti casi la differenza l’ha fatta il paracadute, vero e proprio piano B di queste elezioni 2018. Il paracadute si è aperto per molti nomi illustri, a partire da diversi ministri del governo uscente, come Dario Franceschini o Marco Minniti. In altri casi, aprendosi, il paracadute ha provocato effetti indesiderati: ne sa qualcosa il presidente della Lazio Claudio Lotito, in corsa per Forza Italia, investito in pieno dal paracadute utilizzato da Sandra Lonardo. Poi c’era anche chi il paracadute non ce l’aveva proprio come un altro ministro uscente, Claudio De Vincenti. E in molti casi è stata proprio questa differenza a segnare il confine tra esclusi e ripescati. Ma che cos’era questo piano B? Il sistema elettorale assegna un terzo dei seggi su base uninominale: una sfida diretta nei collegi dove vince chi prende più voti e tutti gli altri sono esclusi. Ma gli esclusi si possono salvare. Perché il loro nome può essere inserito fino a cinque volte nelle liste presentate dai partiti nei collegi proporzionali: qui i seggi vengono assegnati in base ai voti che ha conquistato il proprio partito. E le liste sono bloccate: chi è in cima ce la fa, chi è più indietro rischia, chi non c’è è proprio senza speranza.
Mezzo governo ripescato
Il meccanismo Anche chi arrivava ultimo poteva essere «recuperato» grazie al voto di lista
L’eccezione
Lorenzin non aveva a disposizione il secondo binario, ma ce l’ha fatta in un collegio blindato
In Campania
Il figlio di De Luca ha perso ma si è salvato, come Sandra Lonardo, moglie di Mastella
Oltre a Minniti e Franceschini ha beneficiato del paracadute anche Valeria Fedeli. A Pisa, la ministra dell’istruzione ha perso per meno di 2 mila voti la sfida diretta con la leghista Rosellina Sbrana ed è stata recuperata per il seggio senatoriale a circa 300 chilometri di distanza in un collegio proporzionale della Campania. Nella sua Genova, la ministra della Difesa Roberta Pinotti è arrivata addirittura terza nel collegio in cui ha vinto il grillino Mattia Crucioli: ma anche lei ha recuperato il seggio a Palazzo Madama con un balzo in un collegio proporzionale della Toscana. Si è invece candidata senza paracadute la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, che però ce l’ha fatta lo stesso vincendo a Modena, in un collegio blindato per il centrosinistra.
Figli, parenti (e presidenti)
Sembrava senza ostacoli la corsa nella sua Salerno di Piero De Luca, figlio di Vincenzo, governatore della Campania. E invece dopo aver perso si è salvato grazie alla candidatura nel listino del Pd a Caserta. Sempre a Caserta è stata ripescata Sandra Lonardo, la moglie di Clemente Mastella, che aveva tentato inutilmente di espugnare per Forza Italia il collegio uninominale della sua Benevento. In quest’ultimo rimpallo ci è andato di mezzo il presidente della Lazio Lotito che si è visto soffiare sotto il naso dalla signora Lonardo il secondo posto nel listino di Caserta. Ma la partita potrebbe ria-