La battaglia ad alta voce di Malalai
Èstata definita la donna più coraggiosa dell’afghanistan. Sotto i talebani, andava di casa in casa a fare l’insegnante clandestina alle ragazze, nascondendosi sotto un burqa. Finita l’era degli integralisti islamici, è uscita allo scoperto e da allora non ha più smesso di combattere apertamente la riabilitazione in corso nel «nuovo Afghanistan» dei signori della guerra che hanno insanguinato il Paese prima del dominio talebano e ora trafficano in armi e droga. Il suo primo attacco pubblico risale al 2003. Malalai Joya aveva 25 anni e sedeva tra i delegati della Loya Jirga, l’assemblea che elesse il governo ad interim dopo la caduta dei talebani e doveva essere «la vetrina del nuovo Afghanistan». Con un espediente, questa giovane, alta poco più di un metro e mezzo, riuscì a prendere il microfono: «Perché permettete che la legittimità di questa assemblea sia messa in discussione dalla presenza di quei criminali?» denunciò davanti alla Bbc e ad altri media internazionali. Un’uscita eversiva che si è tradotta in minacce di morte e intimidazioni, ma che l’ha resa un’eroina. Malalai non cercava notorietà, ma non poteva tacere per «non scendere allo stesso livello dei criminali che disprezzavo» spiega nel suo libro Finché avrò voce (Piemme 2010). «Chi conosce la verità e la chiama menzogna è un criminale» scrive citando Brecht. Nel 2005 alle prime elezioni post talebani è eletta deputata e torna all’attacco, accusando «i signori della guerra in Parlamento» di crimini contro l’umanità. Nel 2007 viene cacciata. Non sono bastati per reintegrarla gli appelli di donne premi Nobel e della comunità internazionale. Da allora Malalai è scampata a molti attentati: da Kabul dove vive in clandestinità riesce ad andare a trovare suo figlio di 5 anni una volta al mese, viaggiando nascosta sotto il burqa. Neonata ai tempi dell’invasione sovietica, profuga in Iran e Pakistan durante la guerra civile, poi tornata nella sua provincia d’origine, Herat, oggi a quasi 40 anni gira il mondo ad accusare Stati Uniti e Occidente di aver tradito i valori della democrazia: di aver «rimpiazzato i talebani con i signori della guerra». La sua lotta continua.
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