Maldini «Champions e Coppa: è dura ma non è finita»
MILANO Mentre il Milan 2.0 soccombeva sotto gli attacchi di Mkhitaryan e Ramsey, un pezzo della squadra leggendaria che fu viaggiava sull’a1 per ritirare un premio a Castiglion Fiorentino. «Non ho visto la gara con l’arsenal, ero in macchina con Ancelotti. No, non gli ho scucito il nome della futura squadra: la Premier gli è rimasta nel cuore ma so che la Figc non molla» racconta Paolo Maldini, ora protagonista per William Hill, bookmaker britannico, del progetto #Chiediloalcapitano. Ovvero una forma di interazione social con i tifosi sulle pagine Facebook dell’agenzia di scommesse e dell’ex capitano rossonero. «Racconto aneddoti, tipo lo stupore che si provava quando in palestra durante il riscaldamento delle gare con il Napoli ci bloccavamo di colpo a guardare Maradona che palleggiava. Ma non faccio pronostici».
Eppure sulla squadra ora allenata dall’amico Gattuso («Non è solo grinta, ha accumulato esperienze prima di arrivare al Milan, in Paesi diversi e con obiettivi minori, che gli sono servite per diventare un allenatore preparato») si avventura in una previsione che sa di augurio. «In teoria a Londra è possibile la rimonta: l’arsenal ha incassato tre gol da squadre più scarse. Il Milan ha pagato l’abitudine maggiore degli inglesi alle gare internazionali, il ritmo, e arbitraggi che in Europa sono diversi».
L’alternativa per Bonucci e i suoi fratelli è sperare nella conquista di un posto in Champions. «È difficile, questa sconfitta può avere minato le sicurezze: quando insegui e cadi una volta, ti sembra che l’obiettivo si allontani. Ma continuare a credere è necessario».
Dice di non avere ripensamenti sulla scelta della primavera scorsa («Non sono pentito di non essere andato al Milan: è stata una scelta ragionata») ma confessa di essere aperto davanti a un coinvolgimento nel progetto di rinnovamento di Malagò. «La crisi mi sembra evidente: la Nazionale non si è qualificata al Mondiale, Lega e Figc sono commissariate. Non si può paragonare questo periodo a quello delle sette sorelle: ora, fatta eccezione per la Juve che è al livello dei grandi club europei, senza investimenti colmiamo le lacune con fantasia e capacità tattica. Però c’è la possibilità di cambiare e se mi chiamassero sono disposto al dialogo. Stimo chi ha preso in mano la situazione e credo di essere ricambiato. Affermare che ci sarà una collaborazione è presto ma una cosa è certa: amo il mondo del calcio».
Sarà di certo un argomento di discussione lunedì a Roma dove Malagò e il Coni celebreranno Maldini, inserendolo nella Walk of Fame.
d Ho detto no al Milan e non ho rimpianti. Rino? Non è solo grinta, ha fatto già esperienze importanti
d La crisi del nostro calcio mi sembra evidente. Se Malagò mi ha chiamato? No, ma io amo il calcio