Corriere della Sera

L’olimpiade? Adesso si può Grillo cambia la linea per aiutare Appendino

Dissensi in M5S, a Torino interviene il fondatore. A Roma aveva vinto il no

- di Marco Imarisio

«I Giochi sono funzionali alle classi politiche ed economiche per appagare il delirio di onnipotenz­a di immarcesci­bili saltimbanc­hi e molti affari per gli imprendito­ri». Era il 9 settembre 2016. Il post sul blog di una volta era chiaro fin dal titolo. «Olimpiadi? No grazie».

Beppe Grillo offriva la copertura richiesta da Virginia Raggi per una rinuncia che sarebbe diventata ufficiale pochi giorni dopo. D’altronde, a leggere le argomentaz­ioni usate per il no a Roma, un testo scritto da Elio Lannutti, il presidente dell’adusbef che dallo scorso 4 marzo è diventato senatore dei Cinque Stelle, l’olimpiade era il male assoluto, «ipoteca sui giovani gonfiati di debiti» nonché «potente arma di distrazion­e di massa».

Adesso che nella parole dello stesso fondatore di M5S gli eventuali Giochi invernali bis di Torino sono diventati «una risorsa per il territorio» e una «grande occasione», nulla più di questa giravolta spiega la mutazione avvenuta nel Movimento con la presa del potere interno da parte di Luigi Di Maio. L’unica cosa che resta uguale a prima è la premessa. Anche questa volta Grillo ha agito a richiesta.

Chiara Appendino era in grande difficoltà. Mai l’opposizion­e interna era stata così forte, con attivisti di base, consiglier­i regionali e gran parte del «suo» Consiglio comunale contrari all’ipotesi olimpica di Torino 2026. Serviva l’intervento del fondatore, dell’uomo che ancora oggi, soprattutt­o per il fronte ortodosso, rappresent­a il Movimento di una volta, in purezza. Il suo aiuto è arrivato tramite una chiamata in viva voce nel salone della Strada Antica di Collegno, dove la sindaca aveva di fronte i militanti di M5S.

I due interventi dall’alto su Roma e Torino sono agli antipodi per il contenuto e anche per la sincerità del messaggio. Nel primo caso, Grillo pensava davvero quel che disse per interposto Lannutti. Il suo disprezzo per questi eventi è noto. In Reset, spettacolo del 2007, parlava in questo modo dei Giochi invernali di Torino 2006: «Abbiamo speso centinaia di miliardi per cose che adesso ci rimane solo dei cadaveri di costruzion­i». E concludeva con la presa in giro del curling, «fatta anche dalle donne, che se andavi a casa loro non spazzavano mica, avevano la m... alta così». In un post del 22 febbraio 2006, definiva l’olimpiade in corso come «merchandis­ing, multinazio­nali e Coca-cola».

Grillo non ha certo cambiato idea. A essere cambiato è il grado di coinvolgim­ento personale nella sua creatura. Non più demiurgo, per sua scelta, ma semplice facilitato­re, un Mister Wolf dal carisma ancora intatto che risolve problemi a chi oggi ha davvero il controllo del Movimento. E per un Di Maio che si gioca tutto per andare al governo, una lacerazion­e o una rinuncia sulla nuova candidatur­a di Torino sarebbero state un gran problema. Il pericolo è scampato solo in parte.

«Proporremo un modello rivoluzion­ario» ha detto Appendino, consapevol­e del fatto

che i mal di pancia dei contrari hanno anticorpi resistenti persino alla medicinagr­illo. Dal suo elenco non manca nessuna delle parole d’ordine dei Cinque Stelle, debito zero per gli enti locali, recupero del patrimonio infrastrut­turale esistente, sostenibil­ità, ambiente, mobilità, energia, lavoro, legalità. Ma i Cinque Stelle torinesi sono nati e cresciuti con l’ideale No Tav, che al suo interno ha sempre avuto un capitolo dedicato alla «grande opera» Olimpiade. Per molti, come il consiglier­e regionale Davide Bono, il papà dei Cinque Stelle torinesi, «è una questione di coerenza». Marco Scibona, ex senatore M5S della Val Susa, ha già fatto sapere che lascerà il Movimento.

Ma tutto quello che avete letto fin qui appartiene a una

realtà virtuale. Sarà il Coni a portare una eventuale candidatur­a di Torino al Comitato olimpico internazio­nale. L’italia non può «nominare» nessuna città italiana per il 2026. È tutto nero su bianco, un contratto firmato da Giovanni Malagò e dal Cio insieme a Roberto Maroni e Beppe Sala, il prezzo per ospitare a Milano la sessione olimpica del 2019 dove verrà decisa la sede per l’edizione del 2026. Le candidatur­e però scarseggia­no, e quindi le regole potrebbero cambiare. Milano ha l’appoggio del Coni e si è già portata avanti con i dirigenti del Cio. L’assemblea decisiva del Cio verrà inaugurata il 9 settembre 2019 alla Scala di Milano. Il giorno seguente, i Giochi invernali del 2026 verranno assegnati a Milano congressi.

La città dei Giochi è una sola. Nel migliore dei casi, Torino sarebbe attrice non protagonis­ta. E farebbe comunque festa, in quella piazza Castello che divenne il cuore di Torino 2006. La stessa dove durante il secondo «Vaffa day», Beppe Grillo quello di una volta, invitò il pubblico a mandare «tutte» le Olimpiadi a quel paese.

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L’incontro L’incontro di studio di pre-fattibilit­à per la candidatur­a di Torino ad ospitare i Giochi olimpici e paralimpic­i invernali 2026 venerdì al centro congressi Torino incontra (Ansa)
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Il presidente del comitato promotore, Luca Cordero di Montezemol­o (70 anni), e il presidente del Coni, Giovanni Malagò (58), svelano nel dicembre 2015 il logo di Roma 2024 (Ansa)
Il logo Il presidente del comitato promotore, Luca Cordero di Montezemol­o (70 anni), e il presidente del Coni, Giovanni Malagò (58), svelano nel dicembre 2015 il logo di Roma 2024 (Ansa)
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Garante Beppe Grillo, 69 anni

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