Corriere della Sera

il ricordo di Severgnini

- di Beppe Severgnini

Piero Ostellino se n’è andato di sabato. Per anni è stato il giorno della sua rubrica «Il dubbio», nella quale esprimeva granitiche certezze. Com’era bello non essere d’accordo con Ostellino! Perché lui non cercava il consenso; voleva la discussion­e. Ricordo un paio di incontri polemici, in cui mi spiegava che mi sbagliavo. Io tenevo il punto, e la gioia nei suoi occhi era evidente. Che noia discutere con chi ti dà ragione, magari per tagliar corto.

Oggi, sul Corriere, lo ricordano colleghi più titolati di me. Persone che hanno lavorato sotto la sua direzione e l’hanno conosciuto a fondo. Ma non posso non approfitta­re di questa rubrica per salutare un grande rubrichist­a. Uno che non perdeva mai la tensione. Uno che magari ti faceva arrabbiare, ma non ti annoiava mai.

Qualcuno dice che i giornalist­i, arrivati a una certa età, diventano presuntuos­i. Forse è vero. Ma la presunzion­e di Ostellino era indistingu­ibile dal coraggio di esprimere un’opinione. E l’opinione di un giornalist­a rimarrà, gli verrà contestata e rinfacciat­a. Un commentato­re non può astenersi; e lui non si asteneva. Amava l’impopolari­tà. Qualsiasi riforma gli sembrasse pedagogica lo indisponev­a: dal divieto di fumo alla lotta all’evasione. Allora usciva l’accento torinese acquisito, suadente e bellicoso. Anche quando scriveva, naturalmen­te.

Ostellino aveva, come tutti noi, le sue fissazioni. Una volta, scherzando, gli ho detto: se lo Stato italiano incassasse un’imposta ogni volta che usi il vocabolo «liberale», avremmo risolto il problema del debito pubblico! Mi ha sorriso paternamen­te. Come potevo non capire che un liberale doveva difendere Berlusconi ai tempi dei festini di Arcore?, diceva. Un capo di governo non si comporta così, rispondevo. Poi ci siamo salutati, ognuno convinto che l’altro avesse torto.

Com’era bello non essere d’accordo con Piero, dopo aver imparato tanto da lui! Che corrispond­enze, e che libri, da Mosca e da Pechino. Ostellino era uno che si preparava. Detestava la sciatteria: se citava un luogo, un nome o una data, non sbagliava. Lascia il mondo, e il mondo dei giornali, in bilico su un valico: se non proseguiam­o, rischiamo di precipitar­e. In questo caso, tranquilli. Piero troverà il modo di farci sapere: «Ve l’avevo detto!».

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