Appalto da 300 milioni per l’autostrada «Tangenti in Sicilia»
Astaldi, presidente di Condotte spa, ai domiciliari
● Duccio Astaldi, nel 2012, è stato il terzo italiano ad assumere la presidenza dell’european International contractors (Eic) che dal 1970 rappresenta gli interessi di oltre 200 imprese europee e si occupa di tutte le questioni riguardanti le grandi opere fuori dal territorio europeo MESSINA Il primo a sorprendersi davanti allo scandalo della mai completata autostrada Siracusa-gela, un pozzo nero con tangenti da un milione e mezzo di euro, sembra il gip che ieri ha disposto gli arresti domiciliari di Duccio Astaldi, presidente della Condotte spa. Numero uno del gigante nel settore delle costruzioni, alla guida del consorzio Nodavia impegnato nell’appalto fiorentino dell’alta velocità, già presidente dell’eic, l’organismo che rappresenta gli interessi dell’industria europea nel settore, Astaldi si è subito dimesso «nella massima trasparenza».
Un terremoto con epicentro a Messina dove sono maturati per quel tratto di autostrada appalti da 300 milioni pilotati dal Cas, il Consorzio autostrade siciliane. Un carrozzone trasformato in una mucca da mungere per ottenere fondi pubblici, come sostiene il gip Salvatore Mastroeni nell’incipit alle cento pagine del provvedimento. Testuale: «Una delle cose che più colpisce è la creazione di un fondo, con i soldi pubblici degli appalti, per consulenze e contatti, una riserva per tangenti e corrompere ROMA Nella palazzina color mattone di via Salaria, sede della Società italiana per Condotte d’acqua, scossa dalla notizia degli arresti domiciliari del presidente Duccio Astaldi, il silenzio viene rotto solo a pomeriggio inoltrato con un annuncio secco: dimissioni immediate, fiducia nella giustizia ma, soprattutto, continuità operativa. Per la società nata nel 1880 per progettare acquedotti (ne ha costruiti 160 nei primi 25 anni), oggi terza in Italia nel settore costruzioni, è questione di sopravvivenza. A gennaio Condotte ha presentato istanza di concordato a causa di un indebitamento di oltre due miliardi, a fronte dei quali ci sono circa 900 milioni di crediti vantati verso la Pubblica amministrazione. Mai pagati.
Un altro passaggio drammatico per l’azienda che fa capo al gruppo Ferfina, guidato da Isabella Bruno Tolomei Frigerio, moglie di Duccio e erede dell’ingegner Paolo Bruno, che negli anni 70-80 guidò la sua Ferrocemento fino a rilevare nel 1997, dall’iri, la società Condotte. Questa, che negli anni 60 si era distinta per aver realizzato il Traforo del Monte Bianco e il Viadotto Polcevera a Genova, primo esempio di ponte strallato in calcestruzzo in Europa, era finita nei guai. L’appalto per la costruzione del porto di Bandar Abbas in Iran, affidato nel 1974 dallo scià di Persia, era stato travolto quattro anni dopo dalla rivoluzione funzionari alla luce del sole e ancor di più che tale fondo sia stato autorizzato dall’amministrazione pubblica e come un subappalto, con un tasso di illegalità neanche facilmente immaginabile».
Il quadro ricostruito dalla Procura diretta da Maurizio De Lucia mostra una rete di presunti accordi sotterranei tra Astaldi e gli altri protagonisti finiti ai domiciliari: il presidente del consorzio di imprese egemonizzato da Condotte, la Cosige Scarl, Antonio D’andrea, il funzionario del Cas Gaspare Sceusa e un avvocato eccellente, Stefano Polizzotto, per anni gran manovratore