Corriere della Sera

Lo Squalo Nibali è tornato con uno scatto-capolavoro

Capolavoro di Nibali alla Milano-sanremo Spezzato il sortilegio italiano dopo 12 anni «Non so nemmeno io come ho fatto...»

- di Paolo Tomaselli Gatti

Capolavoro di Francesco Nibali, lo Squalo: il ciclista messinese scatta sul Poggio, la salita a 7 km dal traguardo, e con più di 7 ore e 300 km nelle gambe stacca tutti e vince a braccia alzate la Milano-sanremo. Dietro di lui la volata: secondo Ewan, terzo Demare.

SANREMO A cinquanta metri dalla vittoria impossibil­e, Vincenzo Nibali si guarda allo specchio, si dà una sistemata per l’appuntamen­to con la storia e in grande scioltezza apre le braccia, per godersi finalmente questo vento contrario che è riuscito a domare. Lo sferraglia­re dei velocisti furiosi e imbizzarri­ti dietro di lui è coperto solo dalle urla dei tifosi, che sono un misto di gioia incredula e di brivido freddo. Ma Vincenzino, modestamen­te, sa quello che fa. E non ha paura, perché ha capito che il capolavoro è compiuto: la Milano-sanremo finisce tra le braccia dell’ultimo corridore antico, l’unico della sua generazion­e capace di vincere le grandi corse a tappe (tutte, nel suo caso) e le classiche chiamate Monumento, perché sono le pietre miliari di questo sport a caccia del futuro, ma con sguardo sempre rivolto al passato. Non per niente, pochi minuti dopo il trionfo, Nibali riceve una telefonata speciale: «Pronto, Vincenzo. Sono Eddy Merckx: che spettacolo unico hai fatto vedere, sei stato grande».

No, stavolta il telefono azzurro non piange più, dopo 12 anni di chiamate dall’estero che sono costate tanto al nostro ciclismo, nella classica più amata. Quella che dall’inverno di Milano (pioggia impietosa alla partenza) porta alla primavera della Liguria, con le sue speranze: la vittoria che arriva sotto il sole tiepido della Riviera mancava dal 2006, quando la conquistò Filippo Pozzato, e da allora hanno festeggiat­o australian­i, polacchi, inglesi, tedeschi, spagnoli, praticamen­te tutti. Adesso la Sanremo torna a casa, presa per mano dopo 280 chilometri noiosi come il ciclo lungo di una asciugatri­ce, da questo siciliano un po’ folle, capace di guardare ancora una volta più lontano degli altri. «Non ci credo ancora — dice Nibali quasi due ore do-

po il trionfo — perché io non sono veloce e questa corsa la potevo vincere unicamente arrivando da solo. Ero qui a fari spenti, per fare da stopper in funzione di Colbrelli, il nostro velocista. Però stavo bene e sul Poggio sono partito (a 7,1 km dal traguardo, ndr), all’inseguimen­to del campione lettone che era scattato. Ho allungato nell’ultima parte di salita e quando ho sentito che il vantaggio era di 20’’ e che dietro nessuno si muoveva ho spinto sulla discesa. Non mi sono mai girato, fino agli ultimi cinquanta metri quando ho capito di aver vinto: mi sono voluto gustare quel momento, quelle due ali di folla, questa incredibil­e vittoria. Non me l’aspettavo e invece ho fatto qualcosa di storico: a volte mi invento queste cose qui, non so nemmeno io quello che faccio...».

È l’ispirazion­e del campione artista, l’unico assieme a Peter Sagan capace davvero di tenere vivo il sacro fuoco nel popolo della bicicletta e di difendere questa fiammella fino al traguardo, bruciando i copioni già scritti da altri.

Ma la Sanremo di Nibali non è solo istinto e cuore. È anche cervello e killer instinct: «Sono stato molto freddo nel prendere le decisioni, ho usato la testa assieme alla squadra. Perché sapevo che dovevo andare via da solo e arrivare fino alla fine non era semplice. Sagan? Siamo molto amici, gli ho chiesto che intenzioni aveva, ma era una domanda trabocchet­to...». I due vecchi compagni di gioventù alla Liquigas si parlano prima della Cipressa e l’impression­e è che firmino un patto di «non aggression­e». Perché il campione del mondo non parte mai all’attacco di Vincenzo Nibali, marcando a ruota il suo miglior nemico, Michal Kwiatkowsk­i, che proprio un anno fa gli succhiò la ruota e poi lo beffò sul Poggio. Stavolta tocca agli altri inseguire: Matteo Trentin è l’unico che ci prova davvero, prima di venire risucchiat­o dal gruppo che cerca la rimonta disperata, dopo aver indugiato troppo.

Dietro la curva del tempo che vola, c’è solo questo vecchio ragazzo che a 33 anni e mezzo ancora si commuove sul podio, perché è rimasto sempre fedele a se stesso. Come un grande classico, capace ogni volta di stupire.

Il patto con Sagan

Prima della Cipressa il siciliano e Sagan si parlano: poi lo slovacco rinuncia a inseguire

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 ?? (Ansa, Lapresse) ?? Festa Nibali sul traguardo e sul podio
(Ansa, Lapresse) Festa Nibali sul traguardo e sul podio
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Il ciclista Vincenzo Nibali, 33 anni (team Bahrain-merida), taglia a braccia alzate il traguardo della Milano-sanremo 2018
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Vincenzo Nibali vola solitario verso il traguardo di Sanremo: alle sue spalle il gruppo non riuscirà più a raggiunger­lo
(Lapresse) In azione Vincenzo Nibali vola solitario verso il traguardo di Sanremo: alle sue spalle il gruppo non riuscirà più a raggiunger­lo

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