La prima scelta è Fraccaro Carelli «garanzia» per il centrodestra
ROMA La strategia dei 5 Stelle passa per un rapporto privilegiato con la Lega Nord, non solo in vista delle presidenze delle Camere. Per questo il Movimento fa pressione su Matteo Salvini — «è stato corretto, ma ora scelga se stare con noi o con Forza Italia» — e spera in una soluzione positiva della questione delle presidenze, considerata come un buon viatico verso un futuro governo a due.
Già, perché i 5 Stelle si sono convinti che non sia praticabile la via del ritorno al voto, che pure potrebbe premiarli. E soprattutto non hanno nessuna intenzione di imbarcarsi in una lunga discussione per una nuova legge elettorale. Troppe le distanze, la Lega sarebbe per il premio alla coalizione, i 5 Stelle per il premio alla lista. E troppo alto il rischio di uscirne con un crollo dei consensi. E allora l’unica strada per il Movimento, ragionano ai piani alti, è passare attraverso un governo politico. La via maestra prevederebbe un passo avanti del Partito democratico derenzizzato. «Ma con chi parlare? Ormai sono inaffidabili. Chi garantirebbe un accordo? Finirebbe come con i 101 di Prodi. E poi non ascoltano neanche più il Quirinale». E allora, ragionano dal quartier generale dei 5 Stelle, se non ci fossero segnali dai dem, «sarebbero loro a spingerci nelle braccia della Lega».
Ed è questa la prospettiva più concreta. Sempre che Salvini davvero lo voglia. E sempre che si risolva il puzzle delle Camere. La Lega insiste per avere Giancarlo Giorgetti a Montecitorio. Ma di fronte al niet dei 5 Stelle, si accontenterebbe del Senato. E qui c’è il blocco di Forza Italia. Il comunicato di Di Maio di ieri, che bloccava candidati condannati e sotto processo, in realtà era un favore a Salvini. Che si toglie due candidati non molto graditi: il leghista Roberto Calderoli e il forzista Paolo Romani. La diffidenza dei 5 Stelle verso Forza Italia è totale: è molto improbabile che decidano di votare un azzurro. Per questo non si esclude, se la Lega non riuscisse a forzare il blocco, un ritorno sulla scena di un candidato dem.
Per ora, Di Maio prova a insistere per ottenere una spartizione con il Carroccio, anche se ripete ufficialmente che non vuole un accordo a due. Alla Camera propone un fedelissimo come Riccardo Fraccaro, il giornalista Emilio Carelli (che sarebbe più probabile nel caso di una convergenza con i voti di Forza Italia) e Roberto Fico, voce che garantirebbe pluralismo. C’è chi pensa che lo stesso Di Maio potrebbe decidere di sedere a Montecitorio, ma è uno scenario tutto da vagliare. E questa mattina, una nuova telefonata a Salvini, dovrebbe sciogliere gli ultimi dubbi.
Il percorso M5S non crede a un nuovo voto e privilegia l’asse con la Lega anche per il governo