Corriere della Sera

Lotti guida gli ortodossi: puntiamo su Guerini

La partita del capogruppo alla Camera. I falchi vorrebbero un nuovo movimento: Avanti

- di Maria Teresa Meli

Da quando Renzi si è tirato fuori («Ho 43 anni, posso aspettare») è Lotti il regista dell’area che fa capo all’ex segretario. È stato lo stesso Renzi a «incoronarl­o»: «Ormai è Luca il riferiment­o». E come tale il ministro dello Sport si muove. Con prudenza, invitando tutti, l’ex leader incluso, a non mordere il freno: «Dobbiamo avere calma e lucidità per affrontare questo periodo».

Sono tanti gli incontri che Lotti sta facendo in questi giorni. Con i parlamenta­ri a lui più vicini, come Simona Malpezzi, Alessia Morani, David Ermini, Raffaella Paita, Alessia Rotta, Ernesto Magorno e il sottosegre­tario Antonello Giacomelli. Con quelli del giro stretto va spesso a cena. Martedì scorso era con una decina di loro al ristorante «Capotavola», in via Savoia, lontano dai palazzi della politica per evitare sguardi indiscreti.

Con i «suoi» parlamenta­ri Lotti pianifica le prossime mosse. E sempre con loro controlla i numeri negli organismi dirigenti e nei gruppi. Secondo quei calcoli in Direzione su 214 membri, i renziani ortodossi sono 120. Nell’assemblea nazionale, invece, sono 460 su poco meno di mille componenti. Ai gruppi i numeri sono quanto mai ballerini. I renziani se ne attribuisc­ono tra i 32 e i 38 su 57 al Senato, ma gli avversari interni sostengono che in realtà sono 20. Alla Camera gli uomini di Lotti stimano di avere 70 deputati su 116 mentre gli avversari gliene danno solo una cinquantin­a.

Ma Lotti incontra anche esponenti delle diverse realtà locali del Pd: con loro cerca di risolvere i problemi che possono incidere sugli equilibri interni. Per esempio, cercando di evitare che i non eletti o i non candidati che siedono in Direzione e che sono rimasti delusi abbandonin­o la fede renziana.

Più di un parlamenta­re gli ha chiesto di fare una riunione dell’area, ma Lotti si è rifiutato. Preferisce non dare nell’occhio e incontrare piccoli gruppi. Tant’è vero che gli stessi renziani non hanno capito se si organizzer­anno mai in corrente, e un po’ se ne rammarican­o. I «falchi» vorrebbero addirittur­a fare gruppi a parte e fondare un nuovo movimento: «Avanti». Sono convinti di riuscire a convincere allo strappo finale almeno 25 parlamenta­ri alla Camera e tra i 10 e i 15 al Senato. Lotti però è su tutt’altra lunghezza d’onda e cerca di evitare lo scontro interno. È sempre lui che tiene anche i rapporti con Martina, di cui i renziani non si fidano più e infatti non è un caso che agli incontri più importanti il reggente vada accompagna­to

Gli incontri Cene e riunioni per compattare fedelissim­i di Renzi in vista delle sfide dentro il partito

da Guerini. A Lotti gli avversari interni attribuisc­ono anche la cura dei rapporti con Verdini per un Nazareno bis, ma in realtà non risultano incontri tra i due.

Boschi, invece, ha deciso di restare defilata. La sottosegre­taria ha visto a Palazzo Chigi i parlamenta­ri a lei più vicini: Silvia Fregolent, Gennaro Migliore, Tommaso Cerno, Stefano Ceccanti, ma preferisce non esporsi troppo. Un’indicazion­e, però l’ha data: votate Guerini presidente dei deputati. La stessa di Lotti. A Palazzo Madama invece la faccenda è più complicata. Andrea Marcucci è l’unico esponente vicino all’ex segretario che potrebbe mettere d’accordo quasi tutti. Ma recalcitra (vorrebbe fare il vicepresid­ente del Senato). Senza di lui i renziani non riuscirebb­ero a ottenere la presidenza del gruppo.

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