Pizzarotti rispolvera il partito dei sindaci La rete dei 400 «eretici»
La storia non è dalla sua parte. Nella foto davanti a piazza Maggiore c’erano le future risorse della Repubblica. Era l’estate del 1995. Walter Vitali, vincitore al primo turno a Bologna, e poi Antonio Bassolino nuovo re di Napoli. Naturalmente Francesco Rutelli, la stella più stella, posava al centro dello scatto. Il titolo in copertina era «Sindaci superstar». Sappiamo come è andata.
«Che il momento non sia propizio è un dato di fatto. Anche cercare di unire le forze invece di fare l’ennesima divisione è una cosa molto fuori moda. Ma a noi piacciono le sfide difficili». Federico Pizzarotti conosce bene il passato recente. Il partito dei sindaci nacque morto già negli anni Novanta. Eppure l’attuale titolare del municipio di Parma sostiene che la creatura politica in fase di lancio, con una assemblea oggi a Bologna riservata agli amministratori dell’emilia-romagna, si chiama «Italia in Comune» ma è proprio un partito. Dei sindaci. «Precisiamo: anche degli ex sindaci, dei gruppi consiliari, delle liste civiche, di chi ha rappresentanza sul territorio e non si sente rappresentato».
La ragione sociale del nuovo soggetto politico è un’idea di Alessio Pascucci, giovane sindaco di Cerveteri che fin dal 2012 governa la sua città da sinistra, con il Partito democratico all’opposizione. Galeotto fu l’incontro a una riunione dell’anci tra i due eretici, che decisero di unire le forze. Uno è la bestia nera dei democratici del Lazio. L’altro, quello più famoso, è considerato l’anticristo da M5S e da Luigi Di Maio, che nei suoi confronti ha sempre avuto una avversione particolare. I risultati delle elezioni politiche hanno detto che questo è il momento di massimo successo dei Cinque Stelle guidati dal nemico numero uno di Pizzarotti.
«Capisco l’obiezione. Ma quella affermazione era prevedibile. Hanno preso più voti perché gli altri ne hanno preso di meno». Nonostante le apparenze, monsieur Lapalisse non ha comprato casa a Parma. «La crescita di M5S è dovuta ai demeriti altrui. A una mancanza di offerta. L’evidente antipatia che suscitava Matteo Renzi ha portato molti attivisti democratici a votare M5S o Lega. A Parma sono tanti quelli che hanno ragionato così». L’offerta di Pizzarotti sembra guardare a sinistra, non solo per inclinazione personale già nota ai tempi della sua breve militanza pentastellata. «In realtà tra noi amministratori c’è convergenza su quasi tutti gli argomenti. Proprio questa unione di intenti ci ha convinti a creare un partito». Il lieto evento è previsto per il 23 e 24 marzo in quel di Roma, quando Italia in Comune, che oggi tra assessori e consiglieri conta su 400 esponenti, si presenterà con una carta dei valori e uno statuto.
Gli ultimi a provarci furono i compianti Giorgio Guazzaloca ed Elvio Ubaldi. All’inizio del nuovo secolo, gli allora sindaci di Bologna e Parma, entrambi centristi, fecero una conferenza congiunta sull’idea del civismo. Non andarono da nessuna parte. Ma questa resta una terra permeabile alla suggestione dei primi cittadini come prodotto d’esportazione nel resto d’italia. Qui cominciò anche l’avventura dei Cinque Stelle con il primo Vaffa-day, l’elezione del primo consigliere comunale
Italia in Comune Lanciata con il primo cittadino di Cerveteri Pascucci: oggi vertice a Bologna, il 23 a Roma
e regionale, e le prime epurazioni, fino all’eresia di Pizzarotti e nel suo piccolo di Mario Fabbri, il sindaco di Comacchio anche lui ex di M5S rieletto con una lista civica. A Italia in Comune aderiscono anche civici puri come Fabrizio Toselli e Maurizio Mazzanti, sindaci di Cento e Budrio, città dove dal dopoguerra aveva sempre governato il partitone nelle sue varie denominazioni.
Nel 2019 ci saranno le elezioni regionali. Quattro anni fa votò solo il 37% degli aventi diritto, meno 30% rispetto al 2010. Fu un primo segnale, inascoltato. «Sappiamo che potremmo non avere molto tempo» dice Pizzarotti. «Ma il tempo deve essere quello giusto. Prima diciamo chi siamo e come ci organizziamo, poi vediamo chi viene con noi. Senza fretta». Il sindaco di Bologna Virginio Merola ha fatto subito una apertura di credito al nuovo arrivato. Il presidente della Regione Stefano Bonaccini ripete da due anni che bisogna parlare con Pizzarotti. L’epuratore bolognese Massimo Bugani, socio dell’associazione Rousseau, fedelissimo di Davide Casaleggio, posizione e status all’interno di M5S inversamente proporzionali ai suoi risultati elettorali, ha lanciato l’ennesima fatwa su Facebook. «Lavora da sempre per il Pd». L’emilia Romagna sarà la prova generale.