Ex vice dell’fbi licenziato a ventisei ore dalla pensione
WASHINGTON Il ministro della Giustizia, Jeff Sessions, licenzia l’ex numero due dell’fbi, Andrew Mccabe, il più stretto collaboratore dell’ex direttore James Comey, cacciato nel maggio del 2017. Per Donald Trump «è un grande giorno per la democrazia». In realtà è un altro attacco all’fbi, un atto chiaramente intimidatorio.
La giustificazione ufficiale è un rapporto dell’ufficio disciplinare dell’agenzia, non ancora reso noto. Mccabe è accusato di aver fatto filtrare informazioni alla stampa; di aver gestito in modo scorretto le indagini sulle email di Hillary Clinton e soprattutto di non essere stato «sincero» con la commissione di indagine interna. La moglie di Mccabe, Jill, nel 2015 si è candidata, senza successo, con i democratici per un seggio al Senato della Virginia, accettando una donazione di 500 mila dollari da un comitato vicino ai Clinton.
Sessions non ha dubbi: Mccabe non ha rispettato «gli alti standard di onestà, integrità e responsabilità, richiesti dall’fbi».
Andrew Mccabe vicedirettore dell’fbi dal 2016 al gennaio 2018
Mccabe, 50 anni, sarebbe dovuto andare in pensione domani. Il provvedimento mette a rischio la sua rendita. Ma la sua replica è tutta politica. Durissima: «Questo attacco fa parte della guerra dell’amministrazione contro l’fbi e contro il super procuratore Robert Mueller. La mia onestà è fuori discussione. L’insistenza di questa campagna dimostra quanto sia necessario il lavoro del super procuratore».
L’analisi di Mccabe è, di fatto, confermata da uno degli avvocati di Trump, John Dowd, che cita «il brillante e coraggioso esempio di Sessions» per rivolgersi al vice ministro Rod Rosenstein. «Dovrebbe chiudere l’inchiesta sulla Russia, “fabbricata” da Comey».
Il super procuratore sta indagando sull’ipotesi di collusione tra il clan di Trump e il Cremlino. Ma vuole verificare anche che la Casa Bianca non abbia ostacolato il corso della giustizia, partendo proprio dall’allontanamento di Comey. Ora potrebbe aggiungersi anche Mccabe che, secondo la Cnn, avrebbe trascritto tutte le conversazioni con Trump. In particolare tra il maggio e l’agosto del 2017 il presidente gli chiese per chi avesse votato alle presidenziali. «Non ho votato», rispose Mccabe.