Spielberg farà un film sul viaggio di una profuga siriana
Tratto dal libro di Melissa Fleming, che spiega: «È una tragedia quanto la persecuzione degli ebrei»
«Doaa ce l’ha fatta. Ma quanti giovani sono morti sotto i raid o cercando di attraversare il mare?». Quando Melissa Fleming, capo comunicazione dell’unhcr ha incontrato questa 19enne siriana nel gennaio 2015 a Creta, ha capito subito che la sua storia era uguale a quella di tanti altri rifugiati. Ma allo stesso tempo ha sentito che quella vita doveva essere raccontata. Ora il viaggio di Doaa è diventato un libro, Più profondo del mare, in uscita in questi giorni in Italia per Piemme. E sarà un film con la regia di Steven Spielberg prodotto dalla Paramount che si è assicurata i diritti.
«Ce ne stavamo sedute in un caffè in Grecia e Dooa ha iniziato a parlarmi del naufragio e di quelle due bambine che le si aggrappavano mentre lei pensava di lasciarsi andare verso il fondo...non so cosa sia stato, se il suo dolore o il fatto che gli occhi le si illuminassero quando parlava della Siria, tra le lacrime. E così mi sono subito messa al lavoro», racconta Fleming al Corriere da Ginevra.
In ore di colloqui le due donne ricostruiscono un pezzo di uno dei conflitti più sanguinosi della nostra epoca, entrato da poco nel suo ottavo anno. Doaa è nata a Daraa, la cittadina in cui nel 2011 è scoppiata la guerra civile siriana. Nei primi mesi, come tanti altri giovani, Doaa vede la rivoluzione come un’occasione di cambiamento. Poi quando i carri armati di Assad entrano in città e i soldati iniziano a massacrare la folla, capisce che se vuole sopravvivere deve scappare. Con i genitori e le sorelle passa prima in Giordania, poi in Egitto dove si fidanza con un altro siriano, Bassem, con cui progetta di rifarsi in una vita in Svezia. La speranza si trasforma in una tragedia che porterà Bassem in fondo al mare e lei in Grecia, dopo che un mercantile giapponese la salva mentre lotta per tenere vive due bambine che le sono state affidate da un’altra donna. «Eravamo a pochi chilometri dall’italia, cantavamo felici, quando un peschereccio ci è venuto addosso,e il barcone è affondato», ha spiegato Doaa a Melissa. Un’odissea identica a quella di milioni di rifugiati che hanno sfidato la morte per continuare a vivere ma anche «la storia di una giovane siriana che cerca pace e salvezza», come l’ha definita lo scrittore afghano Khaled Hosseini.
«L’esodo dei siriani è tragico è crudele quanto le persecuzioni degli ebrei. Che lo si racconti sui libri e al cinema è importante per sensibilizzare l’opinione pubblica», avverte Fleming. Senza dimenticare che «Doaa, o il bambino nella valigia che tanto oggi ci commuove, sono persone in carne e ossa che vivono sotto il nostro stesso cielo».
Storia di Doaa
«Lei ce l’ha fatta. Ma quanti giovani sono morti sotto i raid o scappando in mare?»