Corriere della Sera

Vigilante ucciso, confessano tre minori

Napoli, l’hanno preso a bastonate: «Volevamo la sua pistola». Poi chiedono: «In carcere c’è la doccia?»

- Fulvio Bufi

NAPOLI La prima idea era di andare a mangiare un cornetto in uno di quei locali che li sfornano caldi tutta la notte. Ma hanno trovato chiuso, e allora in alternativ­a hanno pensato di fare una rapina. E poi pure un omicidio.

Se nella notte tra i 3 e il 4 marzo la pasticceri­a «La nuova vita», nel quartiere periferico di Piscinola, non avesse osservato la chiusura settimanal­e, la guardia giurata di 51 anni Francesco Della Corte non avrebbe incrociato davanti alla stazione della metropolit­ana, quando era ormai quasi a fine turno, quei tre ragazzini di 16 e 17 anni che lo massacraro­no a bastonate, e gli sfondarono la testa mandandolo in coma all’ospedale, dove Della Corte ha lottato per una dozzina di giorni con la morte e alla fine, l’altro ieri, ha perso.

Mentre lui era immobile nel letto, e la moglie e i figli pregavano, la polizia lavorava sulle immagini registrate dall’impianto di videosorve­glianza della metro, dalle telecamere di una scuola poco distante e da quelle dei negozi intorno. E all’alba di ieri gli uomini del commissari­ato di Scampia, guidati dal dirigente Bruno Mandato, sono andati ad arrestare tre minorenni incensurat­i e che non vengono nemmeno da famiglie vicine alla criminalit­à. Tre ragazzini che hanno smesso da un pezzo di andare a scuola, che vivono nello stesso quartiere dove hanno aggredito la guardia giurata e che fino all’altro giorno passavano gran parte del loro tempo in strada. Adesso stanno in carcere, accusati di omicidio volontario e tentata rapina. E hanno confessato tutto.

Anzi, in due si sono pure contesi il ruolo di leader, dicendo entrambi di aver avuto prima degli altri l’idea di aggredire Della Corte. Solo uno ha detto di essersi fermato perché gli sembrava che stessero esagerando, «e ho pensato che quell’uomo poteva essere un papà». Certo lo hanno colpito tutti e tre: volevano rubargli la pistola per rivenderla e dividersi qualche decina di euro ciascuno, e per impossessa­rsi dell’arma, peraltro senza poi nemmeno riuscirci, hanno colpito l’uomo con i piedi di un tavolo che hanno trovato in un cassonetto dei rifiuti.

Il questore Antonio De Jesu li ha definiti «tre lupi che aspettavan­o l’agnello». E quando l’agnello gli è passato davanti lo hanno attaccato alle spalle. Una manovra tipica da branco, ma presi uno per

Il questore

«Quei ragazzi erano tre lupi che aspettavan­o l’agnello che poi hanno attaccato alle spalle»

uno i tre lupi sono solo tre disgraziat­i, tre ragazzini di periferia con genitori che faticano per arrivare a fine mese.

Ma che ora non mostrano alcun pentimento. E non solo quello che più si atteggia a duro, uno che quando morì Riina scrisse su Facebook «Riposa in pace». Pure gli altri. Che forse non hanno nemmeno capito che guaio hanno fatto e quale sarà la loro vita da oggi e per un bel pezzo. Come quello che quando gli hanno detto che lo avrebbero portato in carcere ha chiesto: «Ma lì potrò farla la doccia?».

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