POPULISMO ANTI UE UN PROBLEMA NON SOLO ITALIANO
Emmanuel Macron e Angela Merkel denunciano la «vittoria degli estremismi» in Italia, ma l’italia è in buona compagnia nell’europa dei grandi. Occorre ricordare che in Francia la destra nazionalista di Marine Le Pen ha raccolto 20 milioni di voti, più di leghisti e grillini insieme, ammesso che i movimenti siano paragonabili. Il sistema elettorale maggioritario e gli scandali hanno eliminato avversari e premiato Macron, ma il corpo sociale è da molti anni esposto ai virus che il presidente si propone di guarire. In Germania, per la prima volta un partito nazionalista e antieuropeo è entrato in forze al Bundestag e la Grande Coalizione si regge su un fragile equilibrio che frena propositi di rifondazione europea che continuano a non piacere ai custodi del rigore monetario. Macron deve dimostrare di condurre in porto le riforme auspicate a Berlino, ma è alle prese con un’ondata di scioperi di sbarramento. Dopo Brexit, la crisi catalana, l’incerta fase italiana, un altro colpo alle ambizioni di rifondazione è arrivato dai governi del Nord Europa con un forte richiamo alle regole, mentre nell’europa dell’est le spinte nazionaliste e xenofobe sono nel Dna dei governi. L’impegno solenne di Parigi e Berlino a rifondare l’europa su basi solidali è la risposta più efficace ai movimenti populisti, prosperati in opposizione all’europa così com’è oggi, ma rischia dunque di essere tardivo e pieno d’incognite, anche per le difficoltà interne dei contraenti.
Macron e Merkel si preoccupano per la crescita degli estremismi e mostrano di condividere le cause che li hanno generati: austerità di bilancio, insicurezza, immigrazione fuori controllo, nuove e vecchie ingiustizie sociali, marginalità giovanile. È il paradosso narrato dal nostro tempo: virus culturali e slogan di capipopolo confondono terapie su cui è però difficile non essere d’accordo.
La strada è in salita. Ed è complicato arrampicarsi in montagna correndo anche contro l’evidenza e contro il cronometro.