Dazi e tassi, le incognite per la crescita sul tavolo del G20
L’economia globale corre e si espande a ritmi che non si vedevano dal 2011. La nota ancora più positiva è che le grandi economie mondiali crescono in modo più sincronizzato. Ma c’è il timore che una stretta troppo veloce delle condizioni finanziarie rallenti lo slancio mondiale. E a patirne le conseguenze potrebbero essere anche gli Stati Uniti il cui debito federale, il più grande del mondo, questa settimana ha superato per la prima volta 21 mila miliardi di dollari, secondo i dati comunicati ieri dal Dipartimento Usa del Tesoro, dai 19.900 miliardi del gennaio 2017, quando si è insediato alla presidenza Donald Trump. Il rialzo dei tassi sarà uno degli argomenti chiave nell’agenda del G20, il primo a presidenza argentina, che si aprirà domani a Buenos Aires, dove i ministri delle Finanze e i governatori delle Banche centrali, con il presidente della Bce, Mario Draghi, si riuniranno per due giorni. Discuteranno appunto di crescita, dopo che l’ocse ha rivisto al rialzo le stime di espansione del Pil mondiale a +3,9% sia nel 2018 sia nel 2019. Ma anche di incognite, secondo quanto è emerso dagli incontri preliminari di ieri tra gli esponenti delle 20 maggiori economie in Argentina. Prima fra tutte, appunto una stretta monetaria troppo rapida che inciderebbe anche sui bilanci degli Usa. Senza contare che gli effetti della Riforma fiscale di Trump — un piano di tagli di tasse pari a 1.500 miliardi di dollari — non sono ancora contabilizzati. Gli occhi sono puntati sul presidente della Fed, Jerome Powell, che ha confermato i rialzi, anche se graduali.
Tra i temi sensibili del G20, al quale partecipa il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, ci sono i dazi Usa sulle importazioni di acciaio e alluminio (colpiranno tutti i Paesi tranne Canada e Messico) che entreranno in vigore pochi giorni dopo la chiusura del vertice. Si parlerà poi di criptovalute, che potrebbero richiedere una regolamentazione comune, e di tassazione dei colossi dell’hi-tech.