Il lato pop del rispetto
Trainor: «Adesso sono più forte e non sopporto alcun sopruso Perciò canto contro i maleducati»
La madre è sdraiata per terra per il mal di schiena. Con il cellulare controlla Twitter per verificare cosa viene scritto di sua figlia. Il padre, il fratello e il fidanzato sono seduti in fila sul divano, come una falange silenziosa di angeli custodi.
Sarà anche l’icona pop che con All About that Bass si è schierata contro la taglia small e l’impossibile immagine di perfezione femminile diffusa dai media, che ha venduto milioni di dischi, che ha un pubblico record sui social e un terzo album in arrivo, ma Meghan Trainor rimane una figlia, una compagna, un’amica, una normale ragazza di 24 anni che per il troppo lavoro ha conosciuto attacchi di panico e depressione. Il viso è quello di una star, il cuore no: nonostante il successo, Trainor è ancora oggi il tipo che ti prende il cellulare di mano per registrare un video personalizzato a un paio di giovani fans, che è interessata al parere degli altri, che sta male di fronte alla cattiveria. È proprio un episodio in cui è stata trattata senza rispetto ad aver ispirato il nuovo singolo, No Excuses, un brano (subito ai primi posti delle classifiche) in cui con il ritmo dei suoi successi precedenti affronta un tema serio, redarguendo i maleducati, gli insolenti, i prepotenti con una frase che riporta all’importanza della famiglia: non è così che ti ha cresciuto tua madre.
Cosa è successo per farle scrivere questa canzone?
«Mi sono trovata in una situazione, all’interno dell’industria discografica, in cui non sono stata trattata bene. No Excuses è stato l’ultimo brano che ho scritto per l’album. Mi è sembrato perfetto anche alla luce di quello che sta succedendo nel mondo riguardo al tema dell’uguaglianza. Volevo una canzone pop che potesse imprimere, soprattutto su cervelli e anime giovani, l’idea del rispetto. Cose analoghe mi erano già successe in passato: avevo lasciato passare. Adesso sono più forte, non ho intenzione di sopportare alcun sopruso. Mi hanno ispirato anche tutte le donne che sono uscite allo scoperto e hanno parlato di ciò che hanno sofferto».
Il movimento Metoo sta cambiando qualcosa?
«Certo. Più ne parliamo, più la gente ascolta. Dobbiamo far rumore. Negli Stati Uniti sta succedendo anche con le armi da fuoco: i ragazzi all’improvviso hanno il coraggio di dire la loro. È quello che facciamo noi cantautori con le nostre canzoni».
I suoi brani sono spesso personali. È sfibrante raccontarsi e pescare di continuo tra le proprie emozioni?
«Ciò che mi stanca è che voglio sempre fare del mio meglio: lavoro, lavoro, lavoro. L’album, i brani non mi sembrano mai finiti. Esprimersi con una canzone mi viene naturale: scrivere è un atto liberatorio».
Ha attraversato un periodo buio in cui ha sofferto di depressione e attacchi di panico. Crede che parlarne sia importante?
«È fondamentale. Per me ad esempio è stato determinante sentire le testimonianze degli altri per capire cosa mi stava succedendo. Il video di Carson Daly (presentatore tv statunitense, ndr) sui suoi attacchi di panico riassume in modo molto dettagliato come mi sono sentita io. Ho detto ai miei familiari di guardarlo per capirmi meglio, perché chi non soffre e non ha mai sofferto di problemi del genere fatica a comprendere».
Come ha superato le difficoltà?
«Una pausa e tanta analisi. Non mi ero resa conto di aver lavorato per quattro anni di fila senza mai fermarmi. È stato un momento molto difficile. Temevo di finire in ospedale, per sempre. Ho cambiato alcune cose nella mia vita. Mi sono convinta a fare sport, a stare più attenta a ciò che mangio, a quanto e come dormo. Non tocco più gli alcolici. Faccio meditazione. Ne ho parlato in un brano del nuovo album, Treat Yourself. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi. Per il disco ho fatto cantare tutta la mia famiglia, anche perché senza di loro non ce l’avrei mai fatta».
È mai stata cattiva nei confronti di qualcun altro?
«Sì, recentemente, e sono rimasta malissimo. Ho pianto per una settimana. Ero in bagno, ho detto una cattiveria su un’altra persona, una persona che avevo appena conosciuto. Era nella toilette accanto alla mia. Ha sentito tutto. Mi sono sentita un verme».
Periodo buio
Ho superato gli attacchi di panico e la depressione dovuti al lavoro con una pausa e tanta analisi