Corriere della Sera

L’impennata sulla metafora della vita

- di Aldo Grasso

Nibali, Nibali, Nibali, mi sembra impossibil­e, un’impresa meraviglio­sa. Che capolavoro, da non crederci! Non appena la strada ha cominciato a impennarsi sul Poggio, diventando metafora concreta della durezza della vita, della sofferenza, della fatica, Vincenzo ha fatto il vuoto per poi buttarsi giù a capofitto fino al traguardo, tagliato a braccia alzate. La Milano-sanremo è il mio viaggio sentimenta­le, una madeleine proustiana capace di scatenare una cascata di ricordi.

Per questo oso concedermi un goccio di retorica, come conviene ai luoghi della memoria, che poi sono il vero alimento del nostro immaginari­o. Facevo la prima elementare (in collegio, a Savona) quando il maestro cominciò a portarci, ogni 19 marzo, a vedere la Milanosanr­emo. Ci accompagna­va un’ora prima sull’aurelia, tra le Funivie e la Torretta, perché godessimo di tutta la festa della Carovana: dalle macchine lanciavano caramelle, manifestin­i, visiere di carta. Li rivedo ogni anno quei posti, anche se in tv. Era il tempo in cui vinceva Loreto Petrucci e mio padre non riusciva a capacitars­i di come potessero vincere anche gli stranieri. Come se i nostri fossero un’unica squadra. Ieri la corsa è partita sotto una pioggia battente, ma si è ripetuto quel miracolo cui ho assistito per tanti anni: superato il Turchino, i corridori si lasciano alle spalle le fredde nebbie della Lombardia per incontrare il tiepido sole della Riviera. Era, è la Classiciss­ima perché rappresent­a l’inizio della Primavera, le mimose in fiore, la vita che ricomincia. Ieri, all’inizio, pareva il Giro di Lombardia, ma non importa. Anzi sì, perché c’era Nibali. La Milanosanr­emo è la prima corsa attraverso cui lo sport ha conosciuto la prosa d’arte, proprio per il carico simbolico che si trascina dietro: «fatica improba, sgrugnare di poveracci gagliardi, sofferenza stoica, estro, coraggio» (Gianni Brera). Ha vinto lo Squalo dello Stretto, però ora non ho parole tornite per celebrarlo. So solo che mio padre sarebbe felice come un bambino. Lo sono anch’io.

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