Corriere della Sera

L’italia s’arrende, ma mette paura

Al Sei Nazioni cucchiaio di legno, la Scozia e la Rowling tremano

- Domenico Calcagno

Quando Tommaso Allan sprinta per la seconda volta verso l’area di meta con la lingua fuori e un sorriso grande così, sembra davvero la volta buona. L’italia dei giovani stacca la Scozia di 12 punti, difende bene e attacca meglio. E sul prato prende finalmente forma e consistenz­a il disegno visionario di Conor O’shea. Gli scozzesi, scesi a Roma in massa, le cornamuse ad aprire il corteo dei tifosi in kilt, come un esercito in marcia nella brughiera, s’aspettavan­o un pomeriggio trionfale, non di passione.

Eppure in campo comandano gli azzurri. Con l’esordiente Polledri scatenato, Negri che placca e abbatte chi tenta di placcarlo, Minozzi alla quarta meta nel Torneo (record per un italiano) e Allan, 22 punti e titolo di uomo del match.

Per un’ora l’italia confeziona rugby scintillan­te, che poteva produrre di più perché una meta (di Negri) la toglie il Tmo per un passaggio in avanti discutibil­e, e Parisse giura che Russel, l’apertura scozzese (che peraltro giura il contrario), ce ne toglie un’altra con un passaggio in avanti. E insomma non si raccoglie abbastanza, e nei 10 minuti finali, la nemesi si presenta puntuale, con le sembianze di Hogg (il miglior giocatore degli ultimi due Sei Nazioni) che piazza la meta del primo sorpasso e di Laidlaw, che al 79’ mette tra i pali un calcio angolato e definitivo.

Vince la Scozia, 29-27, e in tribuna festeggia J.K. Rowling: «Datemi un defibrilla­tore — twitta la mamma di Harry Potter —. Abbiamo vinto, ma l’italia è stata fantastica». È paradossal­e, ma in fondo al giorno della 17ª sconfitta consecutiv­a e del terzo cucchiaio di legno di fila, l’italia si scopre più bella di quanto chiunque potesse pensare. Feroce al breakdown, efficace palla in mano. Cede soltanto negli ultimi 20 minuti, quando i titolari abbandonan­o sfiniti e gli scozzesi rialzano la testa e si impadronis­cono del campo.

Un problema di qualità, di fiato. Forse di testa perché se sei sotto pressione e la palla comincia a pesare è più facile sbagliare per chi non è abituato a vincere. Ma la partita di ieri potrebbe anche essere l’inizio di una storia nuova, non una sconfitta come tante altre. Basterà aspettare per sapere se ha ragione O’shea. «Come mi sento adesso? Distrutto. Per i ragazzi, per i tifosi». Chissà se la sua Irlanda, che ha spianato l’inghilterr­a a Twickenham e realizzato il suo terzo Grande Slam, è riuscita a tirargli su il morale.

 ??  ?? Delusione Conor O’shea, 47 anni, coach della Nazionale azzurra: «Sono distrutto» (Lapresse)
Delusione Conor O’shea, 47 anni, coach della Nazionale azzurra: «Sono distrutto» (Lapresse)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy