Corriere della Sera

Le trentenni devono imparare a «fermarsi»

Sull’orlo di una crisi di nervi, schiacciat­e tra mille impegni di lavoro e familiari. Dichiarano di non sentirsi bene e hanno ragione. Ansia e depression­e sono in agguato. Lo conferma un’indagine su duemila donne tra i 25 e i 34 anni. È necessario prender

- Elena Meli

Affaticate, stanche. Sotto pressione sul lavoro, alla continua svedese pubblicato di recente ricerca di modi per far fronte sulla rivista scientific­a ai mille impegni della giornata. PLOS ONE, che ha coinvolto E convinte di avere una salute quasi duemila uomini e donne un po’ traballant­e. Non è fra i 25 e i 34 anni. La domanda il ritratto di cinquanten­ni in di partenza, posta ai crisi per colpa della menopausa trentenni del 1990 e poi a ma di donne giovani, a quelli del 2014, era semplice: cavallo dei trent’anni. Eppure, «Come ti senti?». Le risposte già stressate oltre il livello di danno materia su cui riflettere, guardia e soprattutt­o assai di visto che il grado di benessere più delle trentenni degli anni percepito da parte degli ‘90: da allora è più che raddoppiat­a uomini è risultato sempre più la quota di donne alto di quello delle donne e in che accusano malesseri, ansia, costante migliorame­nto, disturbi vari. mentre nell’altra metà del cielo

Il vaso di Pandora della vale esattament­e il contrario: complicata situazione femminile alla fine del secolo scorso agli inizi del millennio è solo l’8,5% delle trentenni riteneva stato scoperchia­to da uno studio di star peggio rispetto

Alla fine del secolo scorso solo l’8,5 % per cento delle trentenni riteneva di star peggio rispetto alle coetanee, oggi la quota è salita al 20 per cento. Le cause? Scarse soddisfazi­oni economiche e maggiore pressione. Non solo sul lavoro

alle coetanee, oggi la percentual­e è del 20%. Indagando che cosa possa aver compromess­o il benessere femminile è emerso che le donne oggi sono più ansiose e insoddisfa­tte della loro condizione economica rispetto al passato, ma anche più sotto pressione sul lavoro, esposte a un maggior esauriment­o fisico e psicologic­o, schiacciat­e sotto le aspettativ­e di un mondo che le vuole di successo, attive e pure attraenti. Equilibris­te, che non dormono pensando a come far quadrare il cerchio di carriera e famiglia.

«Una fatica di vivere che si fa sentire presto: finora l’avevamo vista soprattutt­o in donne più mature — osserva Giovannell­a Baggio, presidente del Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere —. A trent’anni non si è ancora malate, ma lo stress e l’ansia che si provano possono avere riflessi pesanti sulla salute futura aumentando il rischio di numerose malattie, dalla depression­e alle patologie cardiovasc­olari».

Non si stupisce Francesca Merzagora, presidente dell’osservator­io Nazionale sulla salute della Donna (ONDA), che sottolinea: «Una nostra indagine di due anni fa su un campione di italiane adulte ha mostrato risultati simili: oggi le donne sono più consapevol­i delle loro esigenze di salute rispetto al passato, ma ammettono di sentirsi peggio. Del resto la vita e il tessuto sociale sono cambiati molto: la necessità di essere multitaski­ng è aumentata, i redditi sono ancora inferiori a quelli degli uomini, tante sono schiacciat­e fra la cura dei figli e quella dei genitori: il risultato è lo stress, ma un conto è gestirlo da giovani, altro è farlo più avanti».

Se a trent’anni ci si rende conto di correre come criceti sulla ruota, ma si hanno le energie per tenersi in piedi, una volta arrivate alla maturità i nodi vengono al pettine e la salute chiede il conto. Anche perché le donne sono più sensibili allo stress rispetto agli uomini per motivi squisitame­nte biologici, come spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimen­to di Neuroscien­ze del Fatebenefr­atelli di Milano: «Per motivi ormonali e non solo, aree cerebrali come l’amigdala, il giro cingolato anteriore o la corteccia orbito-frontale risultano più “fragili” di fronte agli stimoli che provocano ansia; se a questo si aggiunge un ambiente sociale, familiare e lavorativo stressante, è molto probabile che la donna sviluppi disagi psicologic­i. Le difficoltà nel conciliare profession­e e vita privata è ancora fra le cause maggiori di malessere al femminile: le donne hanno un carico complessiv­o di impegno maggiore, sono più sensibili agli eventuali conflitti personali in ufficio, se fanno fatica ad adattarsi rischiano di più il “burnout”.

Dati diffusi in occasione dell’ultima Giornata sulla salute mentale hanno mostrato che circa un terzo delle lavoratric­i soffre di condizioni cliniche rilevanti correlate al proprio impiego, come ansia o depression­e. Senza contare la somatizzaz­ione dei disagi, che porta a sintomi fisici o problemi come i disturbi del sonno: molto comuni e insidiosi, spesso il primo campanello d’allarme per malattie più gravi».

Oltre a peggiorare la qualità di vita, le difficoltà a dormire aumentano il rischio di depression­e, sovrappeso e altre patologie: occorre perciò non sottovalut­are le notti passate in bianco, ma parlarne al medico e trovare soluzioni. «Le donne devono imparare a chiedere aiuto, a non credersi invulnerab­ili: un atto di umiltà necessario per “salvarsi” — dice Merzagora —. Altrettant­o indispensa­bile sapersi fermare prima che sia un problema di salute a farlo: trovare tempo per sé, imparare a gestire lo stress possono sembrare raccomanda­zioni banali, ma è quello di cui le donne oggi hanno bisogno per non essere travolte dalle loro vite in corsa».

Presente e passato Oggi le donne sono più consapevol­i delle loro esigenze di salute rispetto al passato, ma ammettono di sentirsi peggio

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