Dopo la menopausa il cuore rischia
Sempre in affanno fin da giovani. Ma il fisico a un certo punto cede e spesso sono cuore e vasi i primi a soffrire: quando arriva la menopausa il rischio cardiovascolare si impenna ma poche ne sono consapevoli. Per capirlo basta scorrere i dati raccolti in più di un anno di attività da Monzino Women, il primo centro italiano dedicato al cuore delle donne, del Centro Cardiologico Monzino di Milano: il 30% delle prime donne visitate, senza sintomi e senza precedenti eventi cardiovascolari, ha un rischio elevato soprattutto per pressione e colesterolo alti, ma anche perché stress, ansia e depressione sono notevoli. «Le donne hanno impegni gravosi e non delegano, il risultato è una pressione emotiva cronica — dice Daniela Trabattoni, responsabile del centro —. La difficoltà nel gestire lo stress porta, oltre ad alterazioni del comportamento, a un incremento in circolo di noradrenalina, adrenalina, ormone della crescita, corticotropina che hanno effetti sul cuore: salgono pressione e frequenza cardiaca, aumenta l’aggregazione piastrinica (che favorisce la formazione di trombi, ndr), si altera la funzionalità dell’endotelio che ricopre i vasi sanguigni. Tutti elementi che aumentano il rischio cardiovascolare: le donne diventano ipertese e diabetiche prima degli uomini, ancor di più se hanno abitudini scorrette. A lei, per esempio, basta fumare un terzo delle sigarette di lui per avere lo stesso impatto su cuore e vasi». Il fumo aumenta tantissimo il rischio di ictus da giovani, ben prima della menopausa: un’evenienza rara (4 casi ogni 100 mila donne circa in età fertile) ma stando agli ultimi dati dell’associazione per la Lotta contro l’ictus Cerebrale (ALICE) la probabilità sale di ben 30 volte nelle fumatrici che prendono la pillola contraccettiva e soffrono di emicrania con aura. Anche ansia e depressione hanno conseguenze peggiori: vari studi indicano che nelle donne inducono una maggiore costrizione dei vasi periferici, riducendo l’afflusso di sangue al cuore e aumentando così ulteriormente il rischio di infarti e ictus. Che sale anche in caso di ovaio policistico, problemi in gravidanza, terapie per i tumori al seno, patologie autoimmuni, reumatiche o della tiroide, più frequenti nelle donne.
Il guaio è che le donne non capiscono di essere in pericolo: 7 su 10 pensano che l’attacco cardiaco sia un problema solo maschile sebbene le malattie cardiovascolari siano la prima causa di morte nelle donne con oltre 50 anni. Se si considera poi che l’infarto femminile è spesso atipico, perché i sintomi non sono quelli classici (spesso per esempio c’è mal di schiena o di stomaco, sudori freddi, stanchezza anziché il dolore al torace che si irradia al braccio), si capisce perché dopo un attacco cardiaco il 38% delle donne muore entro un anno contro il 25% degli uomini, o perché un secondo evento colpisca il 35% delle femmine e solo il 18% dei maschi. Le cure sono efficaci e il cuore femminile risponde pure meglio a cambiamenti positivi dello stile di vita, ma le donne si trascurano, non danno peso ai sintomi, arrivano dal cardiologo quando il problema è più serio e quindi più difficile da trattare; poi, per giunta, seguono meno le terapie. «Le donne devono avere una maggiore attenzione alla prevenzione con un corretto stile di vita, ma anche uno screening più attento: tutte dovrebbero conoscere il proprio livello di pericolo» sottolinea Trabattoni. Per farlo occorre misurare i fattori di rischio classici e magari valutare anche il proprio profilo psicologico: al Monzino è stato messo a punto un questionario per valutare gli aspetti psichici correlati al rischio cardiovascolare.
Il fumo aumenta tantissimo il rischio di ictus da giovani, ben prima della menopausa: un’evenienza rara (4 casi ogni 100 mila donne circa in età fertile) ma stando agli ultimi dati dell’associazio ne per la Lotta contro l’ictus Cerebrale (ALICE) la probabilità sale di ben 30 volte nelle fumatrici che prendono la pillola contraccettiva e soffrono di emicrania con aura