Gaber e le donne (quindici anni dopo)
Fossati recupera il brano inedito «Le donne di ora» «Solo Gaber poteva scrivere un testo così lucido»
Quindici anni senza Gaber. E chi ce la racconta più l’italia con quell’ironia ma allo stesso tempo con una profondità e lucidità senza sconti? L’ultima istantanea scattata dal signor G ci arriva dal lavoro fatto sull’archivio del cantautore da Ivano Fossati (un altro che, dopo la scelta del ritiro, manca). Verrà pubblicata venerdì Gaber 2018 - Le donne di ora, raccolta di brani dell’artista milanese scelti e rimasterizzati dal collega. Fra le 15 canzoni c’è anche l’inedita Le donne di ora, recuperata dalle sessioni di registrazione di Io non mi sento italiano, l’album uscito pochi mesi dopo la scomparsa. Un testo in cui Gaber racconta del suo spaesamento di fronte alle donne
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Artista unico
Non esiste un Giorgio prima maniera e quello del teatro-canzone: c’è un solo grandissimo artista
che ormai sono quelle che prendono l’iniziativa nel corteggiamento, sono in competizione nel sesso, storicamente oppresse e tenute lontane dal potere («e questo è ingiusto e volgare») ma chissà cosa succederà quando lo otterranno. «Che paura, che paure, specialmente le donne di ora», recita il ritornello.
«C’era un provino ma Giorgio non era soddisfatto e non aveva terminato la lavorazione. Troppa introduzione, qualche lungaggine, qualche ripetizione. L’ho sistemato e ho risuonato io stesso chitarre e Hammond per dargli un suono ruvido, alla Van Morrison, che credo gli sarebbe piaciuto», spiega Fossati. Sul testo la vede così. «È riuscito a entrare in un tema delicato con leggerezza e ironia. Io non ci sarei riuscito, non solo perché non sono impensierito dalle donne come era lui, ma perché non ho quella capacità di raccontare le mezze tinte».
Assieme a Le donne di ora, Fossati ha rimasterizzato una serie di classici come Ciao ti dirò, esordio discografico datato 1958, Non arrossire, La ballata del Cerutti, Porta Romana. C’è soprattutto il Gaber pre teatro-canzone. Lo storico sodalizio artistico con l’amico Sandro Luporini solo accennato da Com’è bella la città e Ora che non son più innamorato e, con un salto di tre decenni, si arriva alle ultime Il conformista e Quando sarò capace d’amare. «Volevo saldare il Gaber prima maniera con quello del teatro-canzone. Secondo me non esistono due Gaber diversi, quello del 1958 aveva lo stesso talento di quello degli anni Settanta», ha detto Fossati.
L’idea gli è venuta lo scorso anno. «Ho un laboratorio sull’industria musicale all’università di Genova e mi sono reso conto che gli studenti hanno un’idea altissima di Gaber, ma non conoscono bene le sue canzoni — ha detto —. Ho anche capito che rifiutano di avvicinarsi a grandi autori del passato per colpa di un suono che avvertono come non contemporaneo. Così abbiamo lavorato come i restauratori fanno con i quadri del Cinquecento per far rivivere i colori originari. Abbiamo ripulito digitalmente quelle registrazioni da rumori e opacità, senza mai tradire la sua meravigliosa voce».
Quattordici canzoni, più l’inedita: una selezione spietata visto il repertorio. «Purtroppo ho dovuto tralasciare molte cose importanti ma per raccontare Gaber ai ragazzi ci voleva un’opera tascabile, non monumentale. Avrei già in mente un secondo volume». Entusiasta Paolo Dal Bon, della Fondazione Gaber: «Si è chiuso un cerchio. Nel 2001 Giorgio chiese a Fossati di produrgli l’album a cui stava lavorando. Non se ne fece nulla perché Ivano era impegnato e suggerì il suo produttore Beppe Quirici».
Per il primo ascolto pubblico della canzone inedita è stato scelto il cantiere del Teatro Lirico di Milano, che verrà intitolato al cantautore. «La seconda casa di mio nonno», ha ricordato il nipote Lorenzo Luporini, che da un paio d’anni gira per i licei con una lezione-spettacolo sulla musica del signor G.
Mattinata con occhi lucidi («Torno qui dopo quasi 30 anni: sono emozionata») per la figlia Dalia Gaberscik che ha presentato le manifestazioni per il quindicesimo anniversario dalla scomparsa. La rassegna «Milano per Gaber» quest’anno avrà quattro serate al Teatro Grassi (26-29 marzo): un incontro con l’ex ministro Graziano Delrio per analizzare la dimensione politica e collettiva dell’opera del cantautore; un incontro con Ivano Fossati condotto da Massimo Bernardini (che poi girerà nelle scuole italiane), il riallestimento di Polli di allevamento con Giulio Casale e le basi musicali originali del 1978 arrangiate da Battiato e Giusto Pio; uno spettacolo di instant-theatre di Enrico Bertolino.
Gaber manca, ma così mancherà un po’ meno.