Wall Street crolla per colpa dei dazi
Trump firma, Wall Street perde il 2,9 per cento. Pechino: combatteremo. Europa esentata dalle tariffe
Trump dichiara la «guerra commerciale» alla Cina con i dazi. Ma la Borsa di Wall Street reagisce male e trascina in giù i titoli.
WASHINGTON Attacco alla Cina. Esenzione per l’unione Europea. Donald Trump firma l’ordine esecutivo che impone dazi per un valore di 60 miliardi sull’importazione di circa 1.300 prodotti cinesi: «E questo è solo il primo di molti altri», ha detto agitando la penna. Il 22 marzo potrebbe essere ricordato come il giorno in cui cominciò la guerra commerciale tra Pechino e Washington. Wall Street ne ha preso nota, chiudendo con una perdita del 2,9%.
Per l’europa, invece, una buona notizia. Oggi entra in vigore la prima ondata di tariffe statunitensi, quella sull’import di acciaio (25%) e di alluminio (10%). Gli Usa, però, in extremis hanno esentato i 28 Paesi dell’unione Europea, oltre ad Argentina, Australia, Brasile e Corea del Sud. Canada e Messico erano già fuori. Le pressioni degli europei hanno raggiunto un primo obiettivo. Ieri Cecilia Malmstrom, commissaria al Commercio Ue, ha discusso a lungo con Robert Lighthizer, il rappresentante per il «trade» della Casa Bianca.
Non è finita, però. Trump ha avvertito in diretta televisiva: «Stiamo negoziando con l’unione Europea, perché hanno barriere commerciali troppo alte. Stiamo trattando con altri Paesi. Per troppo tempo si sono avvantaggiati a nostre spese. Ogni volta che incontro il premier giapponese Shinzo Abe, un mio grande amico, vedo il suo sorrisetto. Immagino che pensi: come abbiamo fatto ad approfittare degli americani per così tanto tempo? Bene quell’epoca è finita. La parola chiave per me è “reciprocità”. Il commercio deve essere equilibrato, le condizioni di apertura dei mercati devono essere uguali, come se fossero riflesse in uno specchio. Questa è una delle ragioni, forse tra le principali, per cui sono stato eletto».
Lo stesso presidente americano, però, ha chiarito in maniera netta che il «problema numero uno» è la Cina: «Con Pechino abbiamo un deficit commerciale di 500 miliardi di dollari, più della metà degli 800 miliardi di disavanzo che abbiamo con il resto del mondo. Dobbiamo fare qualcosa». La categoria di beni cinesi più colpiti è quella tecnologica, dalle componenti elettroniche all’aerospazio. Non a caso Trump ha invitato alla cerimonia della firma l’amministratore delegato della multinazionale americana Lockheed-martin, Marillyn Hewson.
Adesso bisognerà attendere la contromossa cinese. Arriverà presto. L’ambasciata a Washington già precisa: «Se gli Stati Uniti dichiarano guerra commerciale, la Cina combatterà fino alla fine per difendere i propri legittimi interessi con tutte le misure necessarie».