«Non è un episodio Da anni ci sentiamo insicuri in Francia»
Il portavoce della comunità ebraica, Kalifat: «Se è un crimine d’odio, tutti devono sapere»
«Gli assassini stavolta erano due, è più difficile accreditare l’azione di uno squilibrato. Abbiamo qualche problema con l’ipotesi della follia: un anno fa Sarah Halimi, ebrea, madre di tre figli, medico in pensione, venne gettata ancora viva dal balcone del suo appartamento da un terrorista che gridava “Allah è grande”. Per undici mesi si parlò di un problema psichiatrico. Solo pochi giorni fa il giudice ha riconosciuto l’antisemitismo di quel gesto».
Nella sede del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia) il presidente Francis Kalifat spera in una reazione decisa della società francese. Dopo l’omicidio venerdì di Mireille Knoll, Kalifat ha incontrato Emmanuel Macron. Il 7 marzo, in occasione della cena di gala annuale del Crif, il presidente della Repubblica aveva già criticato le reticenze dei magistrati sul caso Halimi. Stavolta non si è perso tempo.
Perché è importante che l’omicidio di Mireille Knoll venga riconosciuto come «antisemita»?
«Perché, se lo è, bisogna dirlo. Tutti devono sapere. Da anni gli ebrei si sentono meno sicuri in Francia e partono per Israele o per altri Paesi. Oggi siamo intorno alle cinquemila partenze l’anno, in diminuzione dopo il picco seguito all’attentato al supermercato kasher, ma è sempre il doppio del normale. C’è sollievo per il riconoscimento del carattere antisemita dell’omicidio di Mireille Knoll, ma provo collera e inquietudine che una simile barbarie possa accadere, in Francia, nel 2018».
Come reagisce la comunità ebraica?
«Invitiamo tutti i cittadini a una grande marcia silenziosa, domani alle 18. Partiremo da Place de la Nation e arriveremo fino davanti a casa di Mireille Knoll, avenue Philippe Auguste, per deporre dei fiori. Speriamo che questa volta i francesi non lascino soli i concittadini ebrei».
A colpire non è un folle
Gli assassini erano due: più complicato accreditare l’azione di uno squilibrato
È successo in passato?
«Gli attentati hanno colpito all’inizio i simboli della Francia. I militari a Montauban, la libertà di espressione con i giornalisti di Charlie Hebdo,e gli ebrei, a Tolosa e a Vincennes. Gli ebrei non sono forse propriamente simboli della Repubblica ma hanno il ruolo di sentinelle, allertano sui pericoli. I primi attentati non hanno toccato la Francia nella sua globalità ma solo alcune categorie. E noi ebrei ci siamo sentiti isolati nel nostro stesso Paese, e abbandonati. Abbandonati non dai poteri pubblici, che ci hanno sempre manifestato solidarietà, ma dai nostri compatrioti, che si sono comportati come se quel che succedeva agli ebrei non li riguardasse».
Di che cosa si nutre il nuovo antisemitismo?
«A quello tradizionale dell’estrema destra si somma l’antisemitismo di una minoranza di giovani musulmani, nelle periferie ma anche dentro Parigi, che considerano gli ebrei colpevoli di tutti i mali, e anche della loro esclusione sociale».