«Non trovo lavoro perché ho un bimbo piccolo»
Questa è la mia storia. Il lavoro è la mia passione: 15 anni di risorse umane in grandi aziende. Inizio dal basso e arrivo a ruoli di responsabilità, con sacrifici e qualche ostacolo in più, per il mio essere donna. A 44 anni, ho la gioia di diventare mamma, prendo una pausa e mi dimetto per correttezza. Mio figlio cresce e allora invio cv, rispondo ad annunci, mi propongo ai miei contatti. Poi ho un colloquio con un «head hunter»: il mio profilo è in linea con la richiesta di un’azienda. Dopo qualche giorno arriva una mail di diniego: l’unico dubbio riguarda il mio essere mamma di un bimbo di 10 mesi; e mi si suggerisce di cercare lavoro in realtà più piccole, in ruoli molto meno di responsabilità. Agli uomini con un figlio si chiede se riescono a fare contemporaneamente i padri e a lavorare? Diventare madre cancella le competenze? Una donna, nel lavoro e non solo, deve dimostrare continuamente e ogni volta che un uomo lo richieda, di essere capace di mettere da parte il suo essere donna e di omologarsi ai dettami del mondo maschile. Questi uomini hanno delle figlie: per loro dovrebbero cambiare atteggiamento. Le grandi aziende creano codici etici, ma questi comportamenti vengono perpetrati e piuttosto di frequente. Certo che ce la farò a riprendere il mio percorso professionale: farò la mamma e insegnerò a mio figlio a rispettare tutti, anche le donne!
Ogni martedì pubblichiamo una lettera di presentazione: studi, competenze, esperienze di chi cerca lavoro