Corriere della Sera

I renziani insistono: mai con Di Maio e la Lega

Il capogruppo al Senato Marcucci: «Chi non è d’accordo lo dica». Calenda torna ad elogiare l’ex premier

- Giuseppe Alberto Falci

Non ci sarà alcun accordo ROMA con il M5S. O almeno sembra così dalle parti del Pd. Nella nuova veste di capogruppo a palazzo Madama Andrea Marcucci traccia l’atteggiame­nto che assumerann­o le truppe parlamenta­ri in vista della consultazi­oni al Colle. Al punto da escludere categorica­mente l’ipotesi di un governo con i pentastell­ati, idea accarezzat­a dalla minoranza del Pd, e in particolar modo da due esponenti spicco come il Guardasigi­lli Andrea Orlando e il ministro della Cultura Dario Franceschi­ni.

I due in queste ore avrebbero chiesto in maniera insistente un dibattito all’interno dei gruppi parlamenta­ri prima che la delegazion­e democrat salga al Colle. Nulla da fare. Marcucci rispedisce al mittente la richiesta: «Il Pd non sosterrà mai nessun governo del M5S, nessun governo Lega-cinque Stelle. La linea che porteremo la prossima settimana al Colle è quella votata praticamen­te all’unanimità in direzione: il Pd in questa legislatur­a starà all’opposizion­e. Se qualche dirigente vuol cambiare posizione, lo dica chiarament­e».

Parole che a sera, seppur con altri toni, vengono sottoscrit­te dal reggente Maurizio Martina. Il quale in un post ha sì sottolinea­to che «la sfida del Pd oggi è sulle idee», ma poi ha lanciato un avvertimen­to: «Stiamo attenti a un dibattito sterile tra isolamento e apertura. La direzione nazionale ha stabilito unitariame­nte come dobbiamo muoverci». Eppure all’interno del Nazareno il dibattito resta acceso. Più sfumata, ad esempio, all’interno della galassia renziana è l’opposizion­e vergata da Ettore Rosato, neo eletto vice presidente della Camera. Il quale ragiona così sulle future mosse: «Siamo sempre disponibil­i alle richieste che possono arrivare dal capo dello Stato e a qualsiasi richiesta noi rispondere­mo sempre con massima attenzione e rispetto. Resteremo in ascolto delle conclusion­i al termine delle consultazi­oni e faremo le nostre valutazion­i, consapevol­i però del ruolo che l’esito delle elezioni ci ha riservato, che è quello dell’opposizion­e».

Mentre l’orlandiana Anna Rossomando, neo vice presidente del Senato, si spinge oltre: «Stare all’opposizion­e non può essere uno slogan “rifugio”. Oggi come ieri non è in discussion­e se stare all’opposizion­e, ma se stare pienamente nel dibattito politico». I renziani tuttavia possono contare sull’adesione di Carlo Calenda. Quest’ultimo, che in passato non ha lesinato critiche nei confronti dell’ex premier, oggi lo esalta definendol­o «il presidente del Consiglio che ha fatto più di chiunque altro nella Seconda Repubblica». Riposizion­amento? Non è dato sapere. Di certo poi Calenda bacchetta chi in queste ore prova a lanciare sponde ai Cinquestel­le: «Se torniamo alle correnti che si fanno la guerra sottobanco e lavorano per il M5S consegniam­o il Paese ai populisti per sempre».

Ma il passare dei giorni potrebbe smussare gli angoli. Dalle parti del Nazareno sono infatti convinti che se lo stallo si trascinass­e per un mese, Di Maio facesse un passo di lato e «spuntasse una figura come Giorgetti» si potrebbe aprire «una nuova fase». Al governo? Chissà.

Il reggente

Martina: no a un dibattito sterile tra isolamento e apertura Il Pd pensi alle idee

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