I renziani insistono: mai con Di Maio e la Lega
Il capogruppo al Senato Marcucci: «Chi non è d’accordo lo dica». Calenda torna ad elogiare l’ex premier
Non ci sarà alcun accordo ROMA con il M5S. O almeno sembra così dalle parti del Pd. Nella nuova veste di capogruppo a palazzo Madama Andrea Marcucci traccia l’atteggiamento che assumeranno le truppe parlamentari in vista della consultazioni al Colle. Al punto da escludere categoricamente l’ipotesi di un governo con i pentastellati, idea accarezzata dalla minoranza del Pd, e in particolar modo da due esponenti spicco come il Guardasigilli Andrea Orlando e il ministro della Cultura Dario Franceschini.
I due in queste ore avrebbero chiesto in maniera insistente un dibattito all’interno dei gruppi parlamentari prima che la delegazione democrat salga al Colle. Nulla da fare. Marcucci rispedisce al mittente la richiesta: «Il Pd non sosterrà mai nessun governo del M5S, nessun governo Lega-cinque Stelle. La linea che porteremo la prossima settimana al Colle è quella votata praticamente all’unanimità in direzione: il Pd in questa legislatura starà all’opposizione. Se qualche dirigente vuol cambiare posizione, lo dica chiaramente».
Parole che a sera, seppur con altri toni, vengono sottoscritte dal reggente Maurizio Martina. Il quale in un post ha sì sottolineato che «la sfida del Pd oggi è sulle idee», ma poi ha lanciato un avvertimento: «Stiamo attenti a un dibattito sterile tra isolamento e apertura. La direzione nazionale ha stabilito unitariamente come dobbiamo muoverci». Eppure all’interno del Nazareno il dibattito resta acceso. Più sfumata, ad esempio, all’interno della galassia renziana è l’opposizione vergata da Ettore Rosato, neo eletto vice presidente della Camera. Il quale ragiona così sulle future mosse: «Siamo sempre disponibili alle richieste che possono arrivare dal capo dello Stato e a qualsiasi richiesta noi risponderemo sempre con massima attenzione e rispetto. Resteremo in ascolto delle conclusioni al termine delle consultazioni e faremo le nostre valutazioni, consapevoli però del ruolo che l’esito delle elezioni ci ha riservato, che è quello dell’opposizione».
Mentre l’orlandiana Anna Rossomando, neo vice presidente del Senato, si spinge oltre: «Stare all’opposizione non può essere uno slogan “rifugio”. Oggi come ieri non è in discussione se stare all’opposizione, ma se stare pienamente nel dibattito politico». I renziani tuttavia possono contare sull’adesione di Carlo Calenda. Quest’ultimo, che in passato non ha lesinato critiche nei confronti dell’ex premier, oggi lo esalta definendolo «il presidente del Consiglio che ha fatto più di chiunque altro nella Seconda Repubblica». Riposizionamento? Non è dato sapere. Di certo poi Calenda bacchetta chi in queste ore prova a lanciare sponde ai Cinquestelle: «Se torniamo alle correnti che si fanno la guerra sottobanco e lavorano per il M5S consegniamo il Paese ai populisti per sempre».
Ma il passare dei giorni potrebbe smussare gli angoli. Dalle parti del Nazareno sono infatti convinti che se lo stallo si trascinasse per un mese, Di Maio facesse un passo di lato e «spuntasse una figura come Giorgetti» si potrebbe aprire «una nuova fase». Al governo? Chissà.
Il reggente
Martina: no a un dibattito sterile tra isolamento e apertura Il Pd pensi alle idee