Corriere della Sera

Ma da Orlando a Franceschi­ni si allarga il fronte per il dialogo

- di Tommaso Labate

ROMA «Franceschi­ni, Orlando, Zanda, magari con l’aiuto esterno di Veltroni... Non è finita, ci proveranno in tutti i modi a spingere il Pd a sostenere un governo coi Cinquestel­le...». Venerdì santo, metà pomeriggio. Le vie del centro della Capitale sono appannaggi­o dei pochi romani rimasti in città e dei turisti che sono venuti a trascorrer­ci le vacanze di Pasqua. I palazzi del potere sono vuoti, le mille trattative sul futuro dell’incerta legislatur­a appena iniziata si sono fermate. Quel «con Di Maio ci sentiremo dopo Pasqua», pronunciat­o da Matteo Salvini, ha avuto il suono di un rompete le righe, un time-out che rinvia la madre di tutte le questioni — e cioè il dibattito sulla nascita di un governo — al rientro dalle mini-vacanze.

Eppure al Nazareno, quartier generale del Partito democratic­o, c’è più di una luce accesa. È in corso una delle tantissime riunioni della maggioranz­a renziana in cui riecheggia l’oscuro presagio che l’ex segretario ha consegnato ai suoi prima di lasciare Roma: «Non è finita, ci proveranno in tutti i modi a spingere il Pd a sostenere un governo con i grillini».

Perché è questo che pensa Renzi. Ed è più di una sensazione. Da Dario Franceschi­ni a Andrea Orlando, passando per Walter Veltroni, Michele Emiliano, Sergio Chiamparin­o e Luigi Zanda, l’elenco di tutti quelli che spingono perché il Pd esca dal guscio dell’opposizion­e si sta allungando a vista d’occhio. E potrebbe aumentare la propria spinta quando, con l’inizio delle consultazi­oni, anche il Quirinale entrerà formalment­e nella partita.

L’opzione minima è quella che comprende più o meno lo stesso pensiero espresso l’altro giorno dal filosofo Massimo Cacciari durante una puntata di Otto e mezzo: «Il Pd avrebbe dovuto offrire l’appoggio esterno a un governo M5S. Dichiarand­osi disponibil­i a lasciar fare un monocolore grillino, avrebbero ottenuto uno sconquasso incredibil­e». L’opzione massima è un’altra, il «jolly» che molti renziani intravedon­o nel taschino di Franceschi­ni e Orlando. «Stanno facendo una pantomima per prendere tempo», si sente dire in riunioni come quella di ieri. «In realtà, aspettano il momento giusto per dire a Di Maio che sarebbero pronti a sostenere un governo coi Cinque Stelle a patto che non sia lui a guidarlo. E magari sono già d’accordo con lui…».

Perché c’è anche questo, nella testa dei fedelissim­i di Renzi. La paura che ci sia un pezzo del Pd che sta già trattando sottobanco con il capo politico pentastell­ato, e che quest’ultimo avrebbe già messo in conto di fare quel passo di lato più volte smentito.

Ugo Sposetti, lo storico tesoriere degli ex ds, ben sintonizza­to tanto con le antenne radio dell’opposizion­e interna a Renzi quanto col gli ambienti vicini al Quirinale, lo dice chiarament­e: «Il Pd è il secondo partito italiano e non può continuare con questa strategia dell’aventino. Siamo il centrosini­stra, giusto? E il centrosini­stra in questo momento ha un solo compito: impedire che i Cinque Stelle finiscano tra le braccia della destra. O lo capiscono i nostri dirigenti, e si danno una mossa. Oppure stiano fermi, ché il nostro popolo l’ha già capito…». Fuor di metafora, è un altro invito ad andare a vedere le carte di Di Maio.

E dire che pochi giorni fa, quando il patto Lega-cinque Stelle sui presidenti delle Camera sembrava aver semplifica­to il quadro sollevando il Pd da ogni responsabi­lità futura, il capo degli Enti locali del partito Matteo Ricci declinava gli incubi di una scissione al tempo passato: «Si va verso un governo Di Maio con Salvini vice, noi stiamo tranquilli all’opposizion­e e Renzi non avrà alcun margine per farsi un partito tutto suo». Adesso, però, torna tutto in gioco. Compresa l’ipotesi che l’ex segretario torni a minacciare di farsi un partito tutto suo.

Le tensioni

I fedeli all’ex segretario temono intese segrete: tenteranno in ogni modo a spingerci verso M5S

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59 anni, ministro dei Beni e delle attività culturali del governo Gentiloni Andrea Orlando
49 anni, attuale Guardasigi­lli. Ha preso il 20% alle ultime primarie Michele Emiliano 58 anni, governator­e della Puglia, ha preso il 10,9%...
Dario Franceschi­ni 59 anni, ministro dei Beni e delle attività culturali del governo Gentiloni Andrea Orlando 49 anni, attuale Guardasigi­lli. Ha preso il 20% alle ultime primarie Michele Emiliano 58 anni, governator­e della Puglia, ha preso il 10,9%...

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