Corriere della Sera

Zuckerberg si scusa comprando pagine sui giornali di carta

- Di Davide Casati

Il contrappas­so ha, sulle prime, la forza evidente di una beffa. Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha acquistato domenica un’intera pagina a pagamento su tre quotidiani americani e sei britannici. Lo ha fatto per scusarsi, dopo che il caso Cambridge Analytica ha chiarito al grande pubblico cosa può esser fatto con i dati personali, se il social network non ne impedisce usi impropri. E l’ha fatto — qui sta l’ironia — sulla carta stampata. Non è la prima volta che un colosso fondato sulla vendita di pubblicità online ne acquista su testate tradiziona­li. Capitò a Google, nel 2012. Ma allora si trattò di una prova di forza: uno spot su carta per dire che quelli su Google funzionano di più. Quella di oggi, invece, sembra quasi una richiesta di tregua. Un segnale inviato a chi, i giornali, li legge; ma anche a chi li pubblica. Due giorni fa, sul sito Axios, Scott Rosenberg ha rivelato le lamentele che i dirigenti di Facebook (e Google) esprimono, in privato, sulla copertura critica da parte dei media tradiziona­li. Una copertura ispirata, per i giganti hi tech, da ragioni economiche: intralciar­e chi cattura gran parte della la pubblicità online,e avvantaggi­arsene. Ma a rendere possibile quella copertura è soprattutt­o un clima nuovo: intorno e dentro questi colossi. Pentiti, talpe, fughe di notizie. L’ultima, ieri, ha svelato un documento interno di due anni fa, firmato da Andrew Bosworth, uomo di fiducia di Zuckerberg. All’indomani dell’uccisione di un giovane americano avvenuta in diretta Facebook, «Boz» scrisse che la missione dell’azienda era connettere le persone: anche se farlo «magari costa la vita a qualcuno che viene esposto alle violenze dei bulli; o a qualcuno che magari morirà in attentati organizzat­i sulla piattaform­a». Gli ultimi scandali hanno spinto Zuckerberg a diventare molto più disponibil­e con la stampa Usa. Interviste a tv e giornali; persino una (rara) risposta vergata, ieri, per Buzzfeed, testata autrice dello scoop. Diverso l’atteggiame­nto con la stampa del continente, l’europa, che ha varato una nuova, durissima normativa sulla privacy, e che lo ha multato per le false informazio­ni sull’integrazio­ne dei dati di Facebook e Whatsapp. Un segnale (110 milioni di euro, contro una capitalizz­azione di 415 miliardi), ma molto chiaro. «I social possono salvarsi?», si chiedeva tre giorni fa il New York Times. A Zuckerberg, per rispondere, servirà più di una pagina di pubblicità sui giornali.

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L’appello La pagina di pubblicità sul Guardian

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