Corriere della Sera

La sfida di Francesco al mondo del profitto

Il Papa alla Via Crucis, migliaia di fedeli. «Ma tanti rischiano ancora la vita per poveri, scartati e sfruttati»

- (foto Corradetti/lapresse) Gian Guido Vecchi

Il messaggio

La tua Chiesa, santa e fatta da peccatori, continua ancora oggi, nonostante tutti i tentativi di screditarl­a, a essere una luce che testimonia il tuo amore illimitato per l’umanità, un modello di altruismo, un’arca di salvezza e una fonte di certezza e verità

Vergogna, pentimento ma anche speranza, «perché la tua Chiesa, santa e fatta da peccatori, continua ancora oggi, nonostante tutti i tentativi di screditarl­a, a essere una luce che testimonia il tuo amore illimitato per l’umanità, un modello di altruismo, un’arca di salvezza e una fonte di certezza e di verità».

Decine di migliaia di lumi rischiaran­o la notte intorno al Colosseo mentre Francesco, dal Colle Palatino, sillaba la sua preghiera alla fine della Via Crucis. Il Papa che esorta i giovani a «non restare zitti», e ha convocato un Sinodo in ottobre perché la Chiesa li ascolti e «osi sentieri nuovi», ha ascoltato assorto i testi delle stazioni affidati a quindici ragazzi tra i 16 e i 27 anni, nove dei quali studenti del liceo classico Albertelli di Roma, coordinati dal docente di religione Andrea Monda.

A portare la croce c’erano anche una suora irachena e una famiglia siriana. La preghiera finale di Francesco è uno sguardo rivolto al Crocifisso e ai crocifissi del nostro tempo. La vergogna «di aver scelto Barabba e non te, il potere, l’apparenza, il dio denaro e non te, la mondanità e non l’eternità»; la vergogna «perché tante persone, e perfino alcuni tuoi ministri, si sono lasciati ingannare dall’ambizione e dalla vanagloria perdendo la dignità e il loro primo amore», perché «le nostre generazion­i stanno lasciando ai giovani un mondo fratturato da divisioni e guerre, divorato dall’egoismo, e dove i giovani, i piccoli, i malati, gli anziani sono emarginati».

Di qui il pentimento: «Solo tu puoi guarirci dalla nostra lebbra di odio, egoismo, superbia, avidità, vendetta, cupidigia, idolatria». E la speranza, perché «il tuo messaggio continua a ispirare, ancora oggi, tante persone e popoli a che solo il bene può sconfigger­e il male e la cattiveria, solo il perdono può abbattere il rancore e la vendetta, solo l’abbraccio fraterno può disperdere l’ostilità e la paura dell’altro». Tanti giovani, prosegue Francesco, «continuano a consacrart­i le loro vite», esempi di «carità e gratuità» in un mondo «divorato dalla logica del profitto e del guadagno facile». Tante missionari­e e missionari «continuano a sfidare l’addormenta­ta coscienza dell’umanità, rischiando la vita per servire te nei poveri, gli scartati, gli immigrati, gli invisibili, gli sfruttati, gli affamati e i carcerati». Dalla Croce, «frutto dell’avidità e codardia di tanti dottori della Legge e ipocriti, è scaturita la Risurrezio­ne». Si tratta di spogliarsi «dall’arroganza del ladrone alla tua sinistra, dei miopi e dei corrotti» e immedesima­rsi «col buon ladrone che ti ha guardato con vergogna, pentimento e speranza, e con onestà ha derubato il paradiso».

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Al Colosseo Crucis Un momento della Via

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