UMANITÀ E RISPETTO L’ESEMPIO DI FRIZZI PER LA CLASSE DIRIGENTE
Salutiamo un amico, uno di noi. Sono le parole con le quali il sacerdote ha ricordato Fabrizio Frizzi nella cerimonia funebre. Il giorno prima oltre diecimila persone, in un silenzio rispettoso, avevano voluto salutare, per l’ultima volta, il conduttore televisivo, recandosi nella camera ardente. Persone comuni, che sin dalle prime ore del giorno avevano acquistato un fiore e si erano messe in fila, smarrite: «Ma l’ho visto in trasmissione, con il sorriso di sempre e non immaginavo fosse così grave».grande lezione quella di Fabrizio Frizzi: la sua professionalità, ma soprattutto il modo di porsi, di parlare, di essere in televisione hanno mostrato un comportamento e uno stile che meritano di essere sottolineati. Gli spettatori che hanno seguito le sue trasmissioni e le donne e gli uomini presenti al suo addio, rifiutano come punti di riferimento persone che fanno dell’aggressività, della furbizia, del «potere» il loro punto di forza, e apprezzano interlocutori che, come Frizzi, abbiano capacità di ascolto, pazienza nello spiegare le proprie idee e che, grazie a questo modo di essere, trasmettano fiducia, convincano che le loro azioni sono rivolte all’interesse generale e non a quello personale. Il pubblico televisivo capiva che Frizzi non recitava, ma che era autentico e che quel modo di essere — gentile e disponibile —, gli apparteneva. Nel suo «buonasera» c’erano la semplicità dei gesti, la capacità di mettersi dall’altra parte dello schermo, «entrando» nelle case degli italiani, per ascoltare e condividere le sofferenze delle famiglie e cercare di allontanarne le paure. Frizzi era dalla parte del popolo italiano, e non certo in modo demagogico, «populista», ma in modo autentico, mostrando umanità e rispetto dell’altro — ingredienti essenziali di una sana democrazia. Bella lezione quella di Fabrizio Frizzi per il ceto politico, per la classe dirigente di un Paese che deve ritrovare quel senso di comunità necessario per ricostruire la fiducia indispensabile al vivere civile.