Corriere della Sera

UNA RIFLESSION­E NECESSARIA SULLA LIBERTÀ DALLA PAURA

- Di Andrea Riccardi

L a Pasqua ebraica, che si celebra oggi, è un evento centrale per gli ebrei nel mondo. Quest’anno, per il complesso andamento dei calendari, quella ebraica giunge un giorno prima di quella cristiana, che è sempre di Domenica. La Pasqua ebraica — ricorda il rabbino britannico Jonathan Sacks — è il più antico rito ancora celebrato in Occidente. È la memoria della schiavitù in Egitto e del passaggio alla libertà. In questo rito, per millenni, gli ebrei hanno riconsider­ato la loro condizione (spesso dolorosa) e hanno sperato nella liberazion­e. Nella chiusa del racconto sull’esodo, prima di render lode a Dio, si recita: «In ogni generazion­e ciascuno ha il dovere di considerar­si come se egli stesso fosse uscito dall’egitto». Non è solo un ricordo, ma l’identifica­zione con la schiavitù dei padri e la loro liberazion­e.

Quest’anno la Pasqua si carica di mestizia per gli ebrei europei. L’assassinio a Parigi di Mireille Knoll, ebrea ottantacin­quenne, rivela il persistent­e e violento antisemiti­smo. La storia di quest’anziana è incredibil­e. Da bambina, aveva conosciuto l’antisemiti­smo nazista e di Vichy. Era sfuggita con la madre all’arresto dei 13.000 ebrei di Parigi, raccolti al Vélodrome d’hiver, da cui furono avviati alla morte. Nel dopoguerra aveva sposato uno scampato da Auschwitz. È stata uccisa da musulmani radicalizz­ati. L’età avanzata e la sua storia non l’hanno protetta: era un’ebrea da sopprimere. Uno degli assassini (un ventinoven­ne) abitava nel suo palazzo e l’aveva frequentat­a da ragazzo. I rapporti umani non valgono nulla di fronte a folli radicalizz­azioni, magari via internet. I «lupi solitari» sono un pericolo che gli ebrei francesi denunciano da tempo, perché il caso Knoll non è isolato, ma

l’ultimo di una serie di attacchi alle persone e alle istituzion­i ebraiche (come i cimiteri). Gli ebrei hanno paura. Tanti, tra i 550.000 ebrei di Francia, la più grande comunità d’europa, emigrano in Israele ogni anno. Nel 2015, dopo l’attentato all’hyper Cacher, che causò la morte di quattro ebrei, ben 7.000 hanno compiuto l’aliyah, cioè il ritorno in Israele.

Gli ebrei europei provano preoccupaz­ione. Anzi amarezza — diceva mercoledì sera il rabbino Riccardo Di Segni, in una vibrante preghiera nel Tempio di Roma, alludendo anche al clima spirituale del Seder, il rito pasquale ebraico celebrato in famiglia, quando s’intinge la verdura amara nell’aceto o in acqua salata. Nel rito, poi alzando il piatto del pane azzimo, si dice: «Questo è il pane dell’afflizione che i nostri padri mangiarono in terra d’egitto… Quest’anno qui — schiavi. L’anno prossimo in terra d’israele — figli della libertà».

Oggi la domanda è se, per gli ebrei, ci sia ancora la libertà dalla paura nel vecchio continente.

Le minacce vengono dall’islamismo radicale e dai nazionalis­mi. L’antisemiti­smo di matrice islamica è una realtà costante, anche se l’islam non s’identifica con il radicalism­o. L’ha dichiarato la presidente degli ebrei romani, Ruth Dureghello, mentre il rettore della grande moschea di Parigi, Dalil Boubaker, ha condannato l’assassinio, ricordando la «lunga e tradiziona­le fraternità» tra ebrei e musulmani in Francia. Del resto, nel 2015, all’hyper Cacher, fu un giovane musulmano a salvare alcuni ebrei: «Non è questione di ebrei, cristiani o musulmani, — dichiarò — siamo tutti sulla stessa barca». Tuttavia le radicalizz­azioni improvvise sono una minaccia all’orizzonte e per tutti. L’altro grave problema è la ripresa del nazionalis­mo che, nella storia europea, si è spesso connesso all’anti- semitismo. Questo avviene anche in Paesi, dove gli ebrei sono sparute minoranze dopo la Shoah.

Inoltre preoccupa un progetto di legge islandese che vieta la circoncisi­one, affermando che i diritti dei bambini vengono prima della libertà religiosa. Può un Paese legiferare su millenari precetti religiosi, da sempre riconosciu­ti? Talvolta si ha la sensazione che la storia torni indietro a modelli nazionalis­ti del passato. Niente è ineluttabi­le, specie in tempi così emotivi e mobili.

Il vero problema è non far cadere nell’indifferen­za gli episodi di antisemiti­smo. Occorre sviluppare, allo stesso tempo, la solidariet­à e la coscienza che tutti siamo minacciati. L’antisemiti­smo rivela il marcio delle nostre società. Se non ci sarà sicurezza per gli ebrei in Europa, sarà smarrita l’europa della democrazia e della libertà, che è la nostra.

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