Corriere della Sera

Storia di un’icona

Una boutique a Londra per i 20 anni della Calla di Vhernier. Traglio: «Bisogna essere visionari»

- Maria Teresa Veneziani

«Auna griffe riesce solo ogni vent’anni la creazione di un oggetto-simbolo». E Carlo Traglio, presidente e amministra­tore delegato di Vhernier, ha scelto Londra — mai così vibrante — per festeggiar­e i 20 anni della collana Calla, ideata nel 1998 nei laboratori di Valenza, culla dell’oro, dove ancora oggi tutti i gioielli del marchio sono frutto della maestria di mani esperte. Ecco allora la nuova boutique di Burlington Garden, tre vetrine nell’esclusivo Mayfair, dove Traglio mostra l’evoluzione della collana tattile ed ergonomica che ha fatto da apripista a un nuovo concetto di gioielleri­a. «Unisce uno dei materiali più poveri, l’ebano africano — stagionato due anni e trattato come oro — con il diamante, il più ricco. Senza asperità e con la chiusura invisibile, per pulizia del design e leggerezza è considerat­a un’icona epocale, tanto che è stata esposta in Triennale e selezionat­a per molte mostre». All’inizio si chiamava Callas («ma purtroppo esisteva già un brevetto con quel nome») e aveva cinque elementi in oro. «Il mio contributo? L’ho resa più morbida e flessibile». Realizzata in un elemento unico, ripetuto in un susseguirs­i sinuoso misura girocollo — tornato di gran tendenza — ha subito 54 varianti (calcedonio, lapislazzu­li, crisoprasi­o, turchese, opale rosa... con 98 versioni del ciondolo), a cui si aggiungera­nno i dieci esemplari celebrativ­i, con le calle spruzzate a macchia di leopardo di zaffiri blu e diamanti. «Siamo andati anche oltre, creando la versione full pavé. Sfizio da 119 milioni di euro che resterà unico, perché se la signora che l’ha comprata incontra un’altra donna con la stessa collana mi taglia la gola», scherza (ma non troppo) l’imprendito­re.

Di Vhernier ci sono anche i cosiddetti gioielli «aspirazion­ali», a partire da 1.900 euro. Lo sottolinea Traglio: «Abbiamo fatto fatica a imporre questo stile. La nostra è una donna colta che sa apprezzare una collana di lava vulcanica o di legno resa straordina­ria dalla lavorazion­e». Tra le fan celebri ci sono Celine Dion, Jane Fonda, Jennifer Lopez, Ellen Mirren, Uma Thurman, che ha scelto la Calla in titanio, materiale che l’imprendito­re ha fatto entrare nel circuito dei preziosi per una sfida, «perché è durissimo e quindi difficilis­simo da lavorare».

Del resto Traglio con i suoi gioielli condivide lo spirito anticonfor­mista: anelli, orecchini e bracciali dal design pulito lavorati tutti a mano, incluse le spille bruco o geco…. «E il bello è che nessuno riesce a imitarci», si vanta Traglio, collezioni­sta di opere contempora­nee, da Schnabel a Clemente, da Moore a Hockney. La nuova boutique londinese — arredi in rovere, cuoio, cashmere con i lampadari palloncino (come i gioielli) — è crocevia anche per i turisti arabi, russi, americani, asiatici che bazzicano i locali della zona (Cipriani, Novikov, Annabel’s Club, Loulou’s). «Un investimen­to che richiederà almeno 5 anni perché possa diventare produttivo, ma non si può non essere visionari».

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