Acque azzurre, neve e il tappeto di camelie
Tremezzo, perla del lago di Como I giardini famosi fino all’australia «ispirano» il consiglio comunale
Linneo, a differenza di Greta Garbo che ne decanta la bellezza nel film Grand Hotel, non venne mai in vacanza a Tremezzo. Eppure il naturalista svedese sarebbe orgoglioso nel constatare quanto la camelia, il fiore proveniente dal Giappone al quale diede il nome, sia diventato, con il rododendro, il simbolo del borgo sul Lago di Como che ora è tutto una fioritura di questi delicati boccioli.
Incastonato tra l’isola Comacina e Bellagio, protetto dalle canute vette delle Grigne, questo paese di poco più di 1.200 persone, è come un grande giardino dal fascino un po’ settecentesco, al pari dell’architettura delle sue ville più sfarzose. Le camelie rappresentano l’orgoglio di tutta la popolazione, che se le appunta tra i capelli com’è solita fare Michela Gatti, responsabile degli eventi all’ente Villa Carlotta: «Il giardino all’italiana del nostro parco è già tutto fiorito come un arcobaleno di colori e la camelia simboleggia la devozione perfetta degli innamorati, la stessa che coltiviamo noi per questo luogo dove il paesaggio è il principale elemento della nostra identità. Per la vista e l’olfatto, Tremezzo, è una festa dei sensi».
Lo disse anche Flaubert, vacanziero del 1845, il quale esaltò la scalinata di pietra «che scende fino all’acqua per imbarcarsi, i grandi alberi, le rose che spuntano su di una fontana». Meno prosaicamente ma in maniera altrettanto convincente Mara Sugni, che si occupa di didattica ambientale, spiega che «vedere la neve posare l’ombretto sulle vette e poi sciogliersi nel lago è un dono magnifico della natura. Tutto qui è una quinta teatrale, i fiori sono gli attori principali». Ma per potersene inebriare, servono le braccia possenti di Alfredo Costanzo che, con la vanga, scava i buchi per le piante prossime a fiorire: «Tra le camelie e gli scorci del lago io non saprei proprio scegliere. Forse per questo svolgo sia la professione di fotografo che quella di giardiniere. Qui, tanti di noi si sdoppiano per curare la bellezza della natura». Alessandra Villani gode di un punto di vista privilegiato: Tremezzo fiorita lei la vede ogni giorno dall’acqua, alla guida del suo motoscafo. «Il panorama del paese e dei suoi giardini privati e pubblici, ammirato dal Lago, lascia davvero incantati. Una sensazione che condivido con i viaggiatori in arrivo persino da Australia e Stati Uniti».
Per soggiornare scelgono, da più di un secolo, il Grand Hotel Tremezzo dove l’atmosfera è quella della Belle Epoque e il parco alle sue spalle profuma anch’esso di essenze floreali. A ricoprire il ruolo di general manager è Silvio Vettorello, 33enne originario di Rapallo che, da più di un decennio, vive in questo borgo sul Lago. «Lo preferisco al mare per la gentilezza della gente. Io ho legato tanto con gli anziani residenti sulle colline che si ergono dietro il paesaggio da cartolina: è come se avessero adottato me e il mio cane». Tra chi è giovane adesso e chi lo era un tempo si è creata una perfetta sintonia, soprattutto grazie a Celestina Besenti, 85enne in grande forma. «Vado tutti i giorni nei boschi a raccogliere ciclamini e bucaneve. Siamo in pochi ma curiamo il paese come se fosse ancora molto popolato. Io mi occupo di aprire la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo». A volte anche i consiglieri comunali discutono di progetti ed eventi in riva al lago all’ombra degli alberi di canfora. C’è anche una Tremezzo molto nobiliare, con le sue ville lussuose come Sola Cabiati, in cui troneggia il letto in cui dormì Napoleone e che si può affittare per imbandire chicnic nel parco, o per soggiorni brevi, così come in barca si raggiungono le dimore di Richard Branson o quella dei discendenti di Arthur Guinness. Ma a unire tutti sono i fiori, soprattutto le camelie. Linneo diceva, del resto, che la natura non procede a balzi. Nemmeno sociali. Calma lacustre Sopra, il borgo di Tremezzo, sul lago di Como. In basso a sinistra, un cespuglio di camelie in piena fioritura