Derivati, la Cgil nella causa contro Morgan Stanley e il Tesoro
ROMA La Cgil si è costituita parte nel procedimento contro la banca d’affari Morgan Stanley e 4 ex dirigenti del ministero dell’economia aperto su iniziativa del procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio presso la stessa magistratura contabile per il caso dei contratti sui derivati. La procura contesta un danno erariale di circa 4 miliardi, di cui 2,7 in capo a Morgan Stanley e il resto complessivamente a Maria Cannata (ex direttore generale del debito pubblico) , Vincenzo La Via (direttore generale del Tesoro ed ex capo del debito pubblico), Vittorio Grilli e Domenico Siniscalco, entrambi ex ministri dell’economia oltre che ex alti dirigenti del dicastero.
La controversia ruota intorno a una serie di contratti derivati sottoscritti dal Tesoro a partire dal 1994 con la Morgan Stanley. Tali contratti, finalizzati alla copertura dei rischi su tassi e cambi futuri, rappresentano, secondo la procura, una scommessa finanziaria non consentita dall’ordinamento per quanto riguarda la gestione dei conti pubblici. Tanto più che tali contratti contenevano una clausola unilaterale di rescissione anticipata a favore di Morgan Stanley, che consentiva alla banca d’affari di ritirarsi quando la scommessa sottostante i contratti si fosse rivelata vincente, cosa avvenuta tra la fine del 2011 e gli inizi del 2012, quando il Mef fu costretto a versare circa tre miliardi a Morgan Stanley che, oltretutto, dice la procura, operava in confitto di interessi, in quanto consulente dello stesso Tesoro per la gestione del debito pubblico.
L’«atto di intervento adesivo» è stato presentato per conto di Federconsumatoricgil dall’avvocato Roberto d’atri. La prima udienza è prevista per il 19 aprile. «La Cgil si costituisce in questo processo - spiega la leader Susanna Camusso - perché mentre si tagliavano le pensioni si creava un danno all’erario di 4 miliardi per contratti con Morgan Stanley che non dovevano essere fatti. E aggiungo che i due ex ministri sono oggi “casualmente” impegnati in banche d’affari». Morgan Stanley e le persone chiamate in causa dalla procura hanno sempre definito le accuse totalmente infondate.