Processo ad agosto: Froome correrà Giro e Tour sub judice
L’indiscrezione di «Le Monde»: i legali del britannico rallentano i tempi con le eccezioni procedurali
Chris Froome non sarà processato prima di agosto dal tribunale indipendente dell’unione Ciclistica Internazionale (Uci). Il capitano di Sky — lo scorso settembre trovato alla Vuelta con quantità abnormi dello stimolante salbutamolo nelle urine — potrebbe quindi correre sub judice sia il Giro d’italia a maggio che il Tour a luglio. L’ha scritto ieri, citando fonti interne alla corte elvetica del ciclismo, il quotidiano Le Monde.
Secondo i francesi, contrariamente a quanto dichiarato di recente dal capitano di Sky («Vorrei che il processo si svolgesse subito: restare concentrati in questa situazione è difficile»), il suo staff legale, coordinato dalla star Mike Morgan, starebbe rallentando i tempi con continue eccezioni procedurali. Soltanto da poco si sarebbe arrivati al deposito del dossier e a una sorta di rinvio a giudizio.
Perché tempi così lunghi? Perché per una sostanza come il salbutamolo — il cui utilizzo entro certi dosaggi è consentito dalla Wada — il corridore che ecceda i limiti (Froome ha raggiunto 2.000 ng/ml, il doppio della soglia massima, il più alto valore mai registrato) ha comunque diritto di dimostrare eventuali anomalie fisiologiche che causino una super produzione di metaboliti nelle urine. Cosa che l’avvocato Morgan vorrebbe fare con test di laboratorio, le cui regole d’ingaggio vanno contrattate minuziosamente con il Lads, il servizio legale federale, che funge da pubblica accusa. L’agenzia Mondiale Antidoping (Wada) ha garantito il massimo supporto al Lads, convinta che a valori così alti si arrivi solo abusando dell’antiasmatico.
Entrambe le parti (pur potendo chiedere una procedura accelerata) avanzano con i piedi di piombo per arrivare coperte di fronte al quasi inevitabile ricorso al Tribunale di arbitrato sportivo di Losanna. Ed ecco che per Froome (oggi in ritiro in Spagna con parte della sua Sky) si aprirebbero le porte di entrambe le grandi corse a tappe, precedute da una puntata al Tour of the Alps, in Trentino. Con l’imbarazzo degli organizzatori, i malumori degli avversari e anche della Federazione internazionale, il cui presidente, il francese Lappartient, ribadisce di trovare la situazione sconcertante ma di non aver alcun potere di sospendere l’atleta fino al giudizio.