Corriere della Sera

«Tra Pd e Cinque Stelle la distanza è sostanzial­e»

Il ministro: Renzi non blocca, fa il dirigente

- di Monica Guerzoni

«Dialogo con M5S? Ci sono distanze sostanzial­i ». Lo ha detto al Corriere Graziano Delrio, che aggiunge: «Non sarò io il segretario pd».

G raziano Delrio è pronto al dialogo con i due vincitori, ma sulle riforme e non sulle poltrone. Al Quirinale il capogruppo alla Camera porterà la determinaz­ione del Pd a tenere conto del voto degli italiani: «Non siamo minoranza per scelta o per capriccio, non si può fare finta che il risultato delle elezioni sia stato un incidente».

Di Maio vi rimprovera di sottrarvi alle convergenz­e. Siete pronti a parlare di governo con il M5S?

«Se per trovare convergenz­e propongono la flat tax per far pagare meno tasse ai ricchi togliendo risorse a scuole e sanità pubblica, l’argomento è chiuso. E se vogliono cancellare la legge Fornero io dico che è pericoloso, perché minando il sistema rischiamo di non pagare più le pensioni».

Lascerete che nasca un governo Di Maio—salvini?

«La nostra linea è chiara, vogliamo rispettare il risultato del 4 marzo e su questo siamo d’accordo con Salvini e Di Maio. La democrazia si rafforza quando si rispetta il voto, non tenerne conto invece può essere pericoloso. Non tifiamo per nessun governo con programmi che danneggian­o l’italia».

Continuere­te a disertare tavoli di confronto? i

«Ci possiamo sedere sempre, ma mi sembra impossibil­e che le differenze siano scomparse a venti giorni dal voto. Se siamo seri dobbiamo dire che le distanze programmat­iche, tra noi e la Lega e tra noi e i 5stelle, su molti temi sono sostanzial­i. Non è questione di renziani o non renziani, ma di contenuti».

I vincitori volano nei sondaggi, voi siete fermi. Eppure lei come Renzi pensa che l’opposizion­e gioverà al Pd?

«Fa bene al Paese una minoranza ricca di proposte per il benessere di famiglie e imprese. Accusarci di immobilism­o prima ancora che parta la legislatur­a è ingeneroso. Dobbiamo fare un’analisi profonda della sconfitta e mettere in campo la nostra agenda programmat­ica, non possiamo solo contrastar­e quella altrui. Sulle cose che interessan­o gli italiani non staremo a guardare, saremo protagonis­ti».

Intanto M5S e Lega si prendono tutte le cariche. Non hanno ragione Franceschi­ni, Emiliano, Orlando e gli altri che spingono per il confronto?

«La nostra serietà non sia presa per debolezza. Noi abbiamo rifiutato confronti per rispetto alle consultazi­oni e al ruolo del presidente della Repubblica. Per ora 5stelle e destra sono stati molto abili a spartirsi le poltrone, più che a garantire le regole e il buon inizio della legislatur­a».

Un pontiere come lei non ha la tentazione di allearsi con il M5S contro la destra?

«Dialogo sempre con tutti quelli che si impegnano a risolvere i problemi, come ridurre le diseguagli­anze e aumentare la giustizia sociale. Il ruolo Graziano Delrio, 57 anni, ministro dei Trasporti con i governi Renzi e Gentiloni, è stato eletto capogruppo del Pd alla Camera (Imagoecono­mica) Non abbiamo preclusion­e al confronto sui temi che aiutano la vita delle persone, ma le loro ricette sono sbagliate».

E se Mattarella vi proponesse un governo di scopo?

«Il presidente troverà nel Pd ascolto, attenzione e la massima collaboraz­ione, come ha deciso all’unanimità la direzione del Pd. Ma io non so cosa voglia dire governo di scopo».

Un governo che fa la legge elettorale, ad esempio.

«Sì, ma quale legge? La politica italiana è ammalata di formule e liturgie, io vorrei che parlassimo di contenuti».

Il Pd rischia l’estinzione?

«No, se ripartiamo dai principi e dai valori e ricostruia­mo una identità più forte in una società che è cambiata. In questa traversata, che non sarà nel deserto perché abbiamo con noi sei milioni di elettori, dobbiamo giocare un ruolo. Ritroviamo uno slancio partendo dalla sofferenza delle persone e poi vediamo cosa succede».

Renzi esercita un potere di interdizio­ne sul Pd?

«No. Marcucci e io non abbiamo un capo o una società esterna che ci dà ordini. A differenza del M5S il nostro regolament­o è aperto alla pluralità, non c’è uno che decide per tutti. Io mi confronto con Matteo sui contenuti e lui, avendo fatto il passo indietro, vuole che il Pd faccia il suo percorso con serenità. Ma è un senatore e non gli si può chiedere di non essere un dirigente del Pd».

Perché allora, sull’elezione dei capigruppo, Martina ha

Su Gentiloni Gentiloni traghettat­ore? Non so, non ci serve un capo ma un orizzonte Destra e sinistra esistono

minacciato le dimissioni?

«C’è stato un confronto in un gruppo dirigente allargato e poi il reggente ha fatto la sintesi».

La leadership di Maurizio Martina è stata intaccata?

«Ho governato il Paese per cinque anni e non credo che la leadership si eserciti sulle nomine. Il congresso ha disegnato un’area di maggioranz­a che va da Martina a Orfini e dialoga con la minoranza. L’unità nella diversità è un valore».

Il Pd sembra già in pieno congresso. Lei si candida?

«Il Pd ha intelligen­ze migliori e io, anche per ragioni familiari, non sono disponibil­e».

Gentiloni può essere il traghettat­ore?

«Non lo so. Non ci serve un capo, ma un orizzonte. Con metafora pasquale direi che dobbiamo lavare i piedi, servire i tanti smarriti in questa società. Io come Grillo sono gaberiano, sono contro le ideologie, ma non si può dire che destra e sinistra non esistano più. C’è una destra nazionalis­ta, cattiva, che divide la società e mette in pericolo la pace. Su questioni sostanzial­i come la democrazia i 5stelle hanno una visione molto diversa dal Pd, che deve far circolare idee di sinistra».

Non è il caso che si dimetta da ministro?

«Sto chiudendo gli ultimi atti per i territori. Sono pronto».

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