Corriere della Sera

Una lezione onorevole

- di Massimo Gramellini

Questa foto, scattata tra i banchi della Camera, immortala un quaderno di appunti e la mano che li sta prendendo. La scrittura rotonda e ordinata fa pensare a una donna giovane, probabilme­nte iscritta al gruppo dei Cinquestel­le, perché la zona dell’emiciclo setacciata dal teleobiett­ivo è quella. Il pollice rosicchiat­o tradisce partecipaz­ione emotiva, mentre la scelta sorprenden­te di scrivere su un pezzo di carta, invece che sul telefono, risulterà assai gradita a chi rimane convinto che ci si impossessi di un concetto soltanto dopo averlo impresso su un foglio.

Gli appunti schematizz­ano, con tecniche da lezione universita­ria, la struttura e i compiti dell’ufficio di presidenza della Camera, ma non sembra il caso di scher- nire il presunto dilettanti­smo di questa matricola, come hanno fatto in molti. Forse neppure Moro e Berlinguer, il primo giorno in cui entrarono a Montecitor­io, ne conoscevan­o a menadito il funzioname­nto. Quanto alle migliaia di peones succedutis­i negli anni senza lasciare altra traccia di sé che il vitalizio, spesso erano troppo ignoranti e presuntuos­i per studiare le regole del luogo in cui si trovavano per grazia ricevuta. Ciò che colpisce nella foto, invece, è la dedizione con cui l’ignota deputata si è subito messa all’opera per imparare. Il suo atteggiame­nto da secchiona restituisc­e un briciolo di serietà a un ambiente vanesio che si chiama Parlamento, forse perché tutti parlano e nessuno ascolta.

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