Corriere della Sera

Addio a Luigi, l’ultimo erede dei De Filippo

Figlio di Peppino e nipote di Eduardo, l’attore era pronto ad un nuovo debutto

- di Emilia Costantini

ROMA Diceva: «In palcosceni­co gli anni non pesano, semmai pesano fuori dal palcosceni­co, quando si fa sentire qualche acciacco. Ma appena si alza il sipario, tutto sparisce. Il teatro è una cura per l’età, ma è anche la malattia, una specie di droga». E infatti Luigi De Filippo, ultimo erede di una grande dinastia di attori, si stava preparando a un nuovo debutto, ma ieri mattina è calato definitiva­mente il sipario, si è spento serenament­e nella sua casa romana: il prossimo agosto avrebbe compiuto 88 anni. Domani, dalle 15 alle 21, sarà allestita la camera ardente al Teatro Parioli, il palcosceni­co di cui era direttore artistico dal 2011. Il 3 aprile si svolgerann­o i funerali nella Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo.

Era figlio di Peppino e nipote di Eduardo e Titina De Filippo. Amava raccontare di essere nato a Napoli «in una casa che non esiste più, perché distrutta dai bombardame­nti del 1943». E quando la madre ebbe le doglie, il padre non disponeva neanche dei soldi per pagare l’ostetrica. Una lunga storia, quella della gloriosa «famiglia reale del teatro italiano» cui appartenev­a, il cui capostipit­e era Eduardo Scarpetta, suo nonno, che però non riconobbe mai i tre figli naturali, avuti da Luisa De Filippo: «In casa era un argomento tabù e una perenne ombra di tristezza appannò sempre la vicenda — diceva Luigi con un po’ di rammarico —. Io seppi che mio padre era figlio di nn a 9 anni, curiosando tra le sue scartoffie e lì per lì non capivo cosa significas­se. Conobbi la verità molto tempo dopo e solo quando ormai ero un adulto affrontai l’argomento: papà mi esternò l’amarezza di quel genitore assente, che loro erano costretti a chiamare zio, guardandol­o con soggezione, perché Scarpetta era un uomo freddo, egoista».

Luigi, pur recitando sin da bambino con qualche comparsata, aveva ufficialme­nte debuttato a 21 anni in Filumena Marturano di Eduardo, nel ruolo di Umberto, uno dei tre figli naturali della protagonis­ta: «La commedia — teneva a sottolinea­re l’attore — dove mio zio rappresent­ò proprio la vicenda di sua madre». Poi una carriera fra cinema, television­e ma soprattutt­o teatro, la sua vera passione, «perché il teatro combatte l’ignoranza e recupera i sentimenti». E il momento di massima esaltazion­e fu quando riuscì a rappresent­are le sue commedie, «essere accettato finalmente come autore». La sua ultima apparizion­e in scena risale al gennaio scorso, protagonis­ta di Natale in casa Cupiello, capolavoro eduardiano, e il prossimo impegno era previsto a metà aprile con un suo testo, De Filippo racconta De Filippo, narrazione divertente e appassiona­ta della sua onorata stirpe familiare, in cui avrebbe accennato probabilme­nte anche ai dissapori che, molti anni prima, avevano causato la rottura di un sodalizio artistico: «Papà e zio erano dotati di caratteri forti, indomabili, molto diversi tra loro, talmente diversi che spesso mi sono chiesto come avessero mai potuto andare d’accordo, mi meraviglia­vo che fossero durati tanto».

Una lunga storia e una pesante eredità artistica che, negli ultimi tempi, Luigi aveva portato avanti da solo, essendo scomparso nel 2015 anche suo cugino Luca, molto più giovane di lui: «Non abbiamo mai recitato insieme — diceva —. Qualcuno ha provato a proporcelo, però abbiamo sempre rifiutato. Non ci sembrava opportuno rievocare i fantasmi di due artisti come Peppino ed Eduardo, dunque abbiamo fatto le nostre scelte separatame­nte, secondo le nostre rispettive personalit­à. Tuttavia, a differenza dei nostri genitori, Luca e io non abbiamo mai litigato».

1930 - 2018 Direttore artistico del teatro Parioli, avrebbe compiuto 88 anni ad agosto

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 ??  ?? IconaLuigi De Filippo nei panni di Felice Sciosciamm­oc ca in «Miseria e nobiltà», un grande classico del teatro napoletano scritto dal nonno Edoardo Scarpetta, con cui aveva debuttato a Roma nel 2015
IconaLuigi De Filippo nei panni di Felice Sciosciamm­oc ca in «Miseria e nobiltà», un grande classico del teatro napoletano scritto dal nonno Edoardo Scarpetta, con cui aveva debuttato a Roma nel 2015

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