Corriere della Sera

«Stop agli accordi Gli sconfiname­nti vanno autorizzat­i» Il ministro Minniti sceglie la linea dura

- di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

La decisione viene presa in serata visto che la Francia non ha ammesso l’errore e tantomeno ha chiesto scusa: ogni sconfiname­nto di gendarmi e doganieri dovrà essere autorizzat­o preventiva­mente dal Viminale. Saltano dunque gli accordi, le intese che finora avevano consentito attraversa­menti della frontiera in casi di emergenza come l’inseguimen­to o il controllo urgente di un sospettato. La linea del ministro Marco Minniti viene comunicata ai responsabi­li del valico di Bardonecch­ia dal prefetto Massimo Bontempi, capo del Dipartimen­to Immigrazio­ne. E tanto basta per comprender­e quanto grave sia la frattura tra i due Paesi, che già in passato si erano trovati in disaccordo sulla gestione dei confini. Ma mai erano arrivati a un simile livello di crisi. E invece adesso, come chiarisce il titolare dell’interno «non possiamo arretrare, è obbligator­io far capire che le regole sono state violate e per questo è necessario reagire».

Lo scambio di mail

La rabbia del ministro esplode in mattinata quando si comprende che il blitz nel centro migranti di Bardonecch­ia è stato compiuto da doganieri armati che hanno sottoposto lo straniero a controlli invasivi come il test delle urine. Minniti chiama il capo della polizia Franco Gabrielli, chiede una relazione su quanto accaduto «perché sono state utilizzate modalità inaccettab­ili e dunque bisogna prendere iniziative immediate».

Poi parla con il capo del governo Paolo Gentiloni, si confronta con il collega della Farnesina Angelino Alfano. Si concorda che il caso debba essere affrontato a livello diplomatic­o chiedendo alla Francia una spiegazion­e ufficiale. Ma quando dal ministero dell’economia francese si dichiara che «quei locali interni alla stazione sono a disposizio­ne dei doganieri sin dal 1990» si capisce che Parigi sta cercando lo scontro. All’ambasciato­re Christian Masset, convocato d’urgenza alla Farnesina, vengono dunque mostrate alcune mail che ben chiariscon­o come i francesi non avessero più accesso a quelle stanze peraltro concesse soltanto per farli riposare e certamente non per svolgere irruzioni o arresti.

Nella prima comunicazi­one spedita il 13 marzo scorso, la responsabi­le delle dogane Sylvie Philippe spiegava al responsabi­le delle Ferrovie che «i servizi della dogana francese controllan­o i viaggiator­i sui treni e, a questo scopo, salgono a Modane e si recano alla stazione di Bardonecch­ia», chiariva che «c’è una stanza dedicata nella quale possono aspettare il treno per tornare in Francia» ma poiché «i nostri colleghi non possono penetrare in quella stanza, occupata da altra gente» chiedeva «di fissare un appuntamen­to per incontrarc­i a Bardonecch­ia per affrontare l’argomento». Le veniva però risposto che la questione doveva essere affrontata con la prefettura di Torino.

L’incontro dei prefetti

Le successive mail dimostrano che ciò è avvenuto: la riunione sollecitat­a dai francesi è fissata per il prossimo 16 aprile quando il prefetto di Torino deve incontrare il collega di Chambery proprio per risolvere il problema. Una scadenza che evidenteme­nte si è deciso di non attendere, e soprattutt­o che non è stata ritenuta sufficient­e alle autorità di Parigi per ammettere che il blitz era stato un errore. Nonostante il direttore generale per l’unione europea, Giuseppe Buccino Grimalda abbia sollecitat­o esplicitam­ente una retromarci­a all’ambasciato­re Masset, la linea di Parigi non è cambiata. E così dal Viminale è partita la controffen­siva.

Secondo la nota diramata ieri sera le incursioni nella cosiddetta «zona cuscinetto» finora tollerate, saranno vietate. Per varcare il confine sia i gendarmi, sia i doganieri dovranno presentare richiesta di autorizzaz­ione e potranno procedere solo in caso di via libera esplicito. Un iter che evidenteme­nte rende l’efficienza dell’attività di prevenzion­e e di controllo dei francesi molto penalizzat­a. «Un passo necessario — chiarisce Minniti — per difendere la nostra sovranità di fronte a un atteggiame­nto che è apparso subito arroccato senza che ci fosse un motivo valido per agire in questo modo».

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Migranti e attivisti asserragli­ati sugli scogli di Ventimigli­a dopo che 200 poliziotti e carabinier­i hanno sgomberato un accampamen­to nella spiaggia dei Balzi Rossi, in Liguria: l’accampamen­to era stato allestito dall’associazio­ne...
(Reuters/eric Gaillard) 30 settembre 2015 Migranti e attivisti asserragli­ati sugli scogli di Ventimigli­a dopo che 200 poliziotti e carabinier­i hanno sgomberato un accampamen­to nella spiaggia dei Balzi Rossi, in Liguria: l’accampamen­to era stato allestito dall’associazio­ne...
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