Corriere della Sera

Chiara che legge i libri agli sconosciut­i per le strade di Torino

- Elisabetta Soglio

Basta un libro. Meno: una pagina o anche soltanto una frase. Basta poco per «rompere il muro dell’indifferen­za», obiettivo che si è data Chiara Trevisan, artista di strada torinese protagonis­ta della storia di copertina del prossimo numero di Buone Notizie, l’inserto gratuito settimanal­e in edicola martedì con il Corriere. Gli attrezzi di Chiara sono una bicicletta e tanti volumi messi ordinatame­nte nel cestino.

Il suo ufficio, diciamo così, è piazza Carignano, dove l’artista aspetta che qualcuno abbia voglia di fermarsi. Si può pescare un titolo dal cestino, oppure è Chiara a farsi ispirare dall’incontro. Lei scorre le righe e chi ascolta ha la possibilit­à di riconcilia­rsi per un attimo con se stesso e con il mondo. Se Chiara legge, Cristina Fazzi invece opera: siciliana della provincia di Enna, era arrivata nello Zambia per caso a sostituire una collega per un semestre. Sono passati diciotto anni e Cristina è ancora là: «La povertà che ho incontrato mi ha scossa e ho capito che quello era il mio posto», spiega. Anche a costo di rinunciare alla carriera e al posto di lavoro ben retribuito, qui in Italia.

E poiché la vita è imprevedib­ile, in quella di Cristina è entrato a un certo punto Joseph, un orfano che aveva bisogno di cure e di amore. La dottoressa non si è limitata a dargli medicine e attenzioni e ha avviato le pratiche per l’adozione.

Una volta ottenuto il riconoscim­ento, ha voluto che anche la legge italiana accettasse questa adozione: e al termine di una lunga battaglia a base di carte bollate, Cristina Fazzi ha ottenuto il riconoscim­ento anche in Italia, ai sensi di quanto prevede la legge 184/83 per casi particolar­i come questo.

Buone Notizie racconta poi l’impresa degli studenti italiani selezionat­i dal ministero dell’istruzione che, nei giorni scorsi, sono andati in trasferta a Dubai per partecipar­e ad un contest organizzat­o Cos’è

● «Buone notizie» è l’inserto gratuito che esce ogni martedì con il «Corriere della Sera»

● Nelle pagine dell’inserto trovano spazio storie di donne e uomini, volontari, cooperativ­e e imprese sociali, fondazioni e aziende, nuove profession­i nell’ambito del Global Teacher Prize: assieme ai coetanei di tutto il mondo hanno dato vita alla più grande simulazion­e negoziale fra studenti, e i giovanissi­mi del gruppo italiano sono riusciti a conquistar­e il secondo posto costruendo relazioni e negoziati.

L’inchiesta di questa settimana è infine dedicata alla cooperazio­ne internazio­nale: cala soprattutt­o in Italia la fiducia nelle ong e di conseguenz­a diminuisco­no le donazioni. Una situazione che, al di là dei singoli casi, impone una riflession­e complessiv­a sui temi della trasparenz­a e della reputazion­e. Perché il mondo della cooperazio­ne continui a essere protagonis­ta di buone notizie.

Giovani in gara L’impresa degli studenti italiani al mondiale di «simulazion­e negoziale» che si è svolto a Dubai

coazione a ripetere la narrazione del peggio, che tradiziona­lmente nella stampa «tira» di più, in ottemperan­za alla famosa regola dell’uomo che morde il cane.

Qui il morso che fa davvero male è quello dell’opacità, l’ostinazion­e della sfiducia. Se per il filosofo francese Montaigne «fidarsi della bontà altrui è una prova non piccola della propria bontà», non fidarsi sarebbe una prova della propria malafede. Il libro di Schiavi non si accontenta di mettere in fila le «storie di piccoli eroi che trasforman­o il mondo» e di narrarle con delicatezz­a. Quella dell’angelo invisibile di Milano che nell’anonimato da vent’anni offre soccorsi economici a chi ha bisogno di sostegno, a una pensionata, a una madre disoccupat­a, alla famiglia di un bambino cardiopati­co e a tanti altri, creando la fondazione «Condivider­e» e collaboran­do con la Caritas milanese e con la Casa di don Colmegna. La storia del piccolo imprendito­re di Adro che ha scritto una lettera aperta per dire «Io non ci sto» quando il sindaco minacciava di lasciare senza pasto i 40 bambini stranieri le cui famiglie non potevano pagare la mensa. Il miracolo del Rione Sanità, dove don Antonio Loffredo nel 2005 ha salvato gli «scugnizzi» dalle insidie della strada coinvolgen­doli nella risistemaz­ione delle catacombe della basilica di San Gennaro. L’esempio del dottor Momcilo Jankovic, il medico che accompagna i bambini leucemici lungo il ponte della malattia e con un sorriso insegna loro a reagire e a rialzarsi. E la vittima del terremoto che diventa soccorrito­re; la contadina emiliana che porta una speranza di futuro nel paese dell’appennino da cui i giovani vorrebbero fuggire; la rivincita del dipendente contro la stupidità managerial­e che aveva chiuso l’azienda. E si potrebbe continuare con altre storie che ribaltano in intelligen­za costruttiv­a lo stereotipo italico della passività lamentosa.

Storie che oltre a commuoverc­i (non guasta) vogliono farci riflettere sulla responsabi­lità individual­e: e per questo dovrebbero essere lette

Società del sospetto Siamo così sospettosi della bontà che per tenerla a distanza parliamo di buonismo

nelle scuole, dove i ragazzi cercano modelli non banali di speranza. Eccola là, un’altra parola chiave: «responsabi­lità». La pronuncian­o diversi tra i «testimonia­l» chiamati nel libro a darci una loro versione dell’accoglienz­a, della generosità, della resistenza, della resilienza, della condivisio­ne, dell’alleanza contro il dolore, dell’ascolto... Sono voci di profession­isti che ammiriamo («ammirazion­e», altra parola-chiave): il regista Ermanno Olmi, la poetessa Vivian Lamarque, la psicologa Lella Ravasi, il sociologo Nando Pagnoncell­i, la giornalist­a Isabella Bossi Fedrigotti, l’architetto Renzo Piano che ci parla di «periferia» come metafora utile per il futuro. E Fulvio Scaparro, lo psicoterap­euta che invita a pensare più spesso: «Mi riguarda».

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La copertina di «Buone notizie» dedicata all’artista di strada Chiara Trevisan
In edicola martedì La copertina di «Buone notizie» dedicata all’artista di strada Chiara Trevisan

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