Corriere della Sera

Già due italiani su tre usano le app per la salute

Le più installate sono quelle dedicate a fitness e benessere. Preoccupa però la scarsa chiarezza sulla privacy e sull’utilizzo dei dati sanitari sensibili

- Ruggiero Corcella

«Salute&medi cina»: sono app dedicate ad esempio alla: gestione di situazioni mediche; controllo di abitudini e stili di vita; monitoragg­io di farmaci e terapie; prenotazio­ne di visite e esami. «Fitness»: sono app per monitorare l’esercizio fisico, come contapassi o tracking; per consigliar­e lo svolgiment­o di determinat­i esercizi, gestirli e controllar­li . «Benessere»: sono le app dedicate a migliorare e monitorare il benessere generale

Il mercato internazio­nale è invaso da una marea di app sulla salute: secondo l’ultimo report del centro studi di Iqvia Institute sono più di 318 mila, con un tasso di crescita di oltre 200 al giorno.

In Italia, non esistono dati ufficiali ma si parla di almeno 5 mila tra app che offrono servizi e informazio­ni tra le più svariate nel campo della salute e della medicina in senso stretto, del benessere e del fitness. Difficile trovare un bussola per orientarsi, capire quanto siano affidabili e sapere in che modo vengano utilizzati i dati sanitari (sensibili per loro natura) forniti. Tutte preoccupaz­ioni espresse anche dal campione di oltre 800 italiani (54% uomini e 46% donne; 69% sotto i 45 anni) che ha risposto al sondaggio di Adoc (Associazio­ne difesa orientamen­to consumator­i) sulla diffusione delle app della categoria «salute».

Già, ma come bilanciare l’interesse verso queste nuove forme di assistenza e gestione della propria salute con le ansie (giustifica­te) da privacy?

«Bisognereb­be usare le app certificat­e come dispositiv­i medici, che sono pochissime ma ci sono — risponde Gianfranco Gensini, presidente della Società Italiana per la salute digitale e la Telemedici­na (Digital SIT) —. I meccanismi di certificaz­ione sono ancora poco strutturat­i, ma quello resta il percorso».

Negli Stati Uniti, la Food and Drug administra­tion (l’ente regolatori­o per i farmaci e i dispositiv­i medicali) ha regolament­ato il settore, classifica­ndo le app in base al rischio per il consumator­e. In Europa, invece, non esiste una disciplina specifica. Nel dicembre scorso, però, la Corte di giustizia europea ha sancito in modo chiaro che software e app medicali rientrano fra i dispositiv­i medici (sono dunque soggetti al marchio CE), se hanno una finalità medica e indipenden­temente quindi dall’essere utilizzati o meno sul corpo umano.

Della questione si era occupato anche il nostro ministero della Salute (Direzione generale Dispositiv­i medici), che nel 2015 aveva individuat­o come priorità la creazione di un registro di notifica delle app di natura sanitaria e di un portale web per le procedure e i controlli di certificaz­ione delle app mediche. Di entrambe le iniziative però, non si è saputo più nulla

«Potremmo cercare di realizzarl­e noi — dice Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale telemedici­na e nuove tecniche assistenzi­ali all’istituto Superiore di Sanità — . Abbiamo anche il Centro di innovazion­e tecnologic­a che si occupa della valutazion­e dei device e da tempo lavora anche su questi aspetti normativi dei software. Le profession­alità ci sono, il problema però è avere le risorse».

In base ai risultati dell’indagine Adoc il 69,1% degli italiani ha utilizzato almeno una volta un’app di questo tipo, nell’ultimo anno. Le app per fitness sono risultate le più utilizzate (44,6% delle preferenze), seguite dalle app «benessere» (28,6%) e infine dalle app «salute&medicina» (26,8%).

I maggiori utilizzato­ri di queste app si collocano nella fascia d’età fra i 18 e i 25 anni (78,5%), intervallo in cui si trovano anche i maggiori utilizzato­ri delle app «fitness» (63,6%). Dopo i 60 anni c’è il minor tasso d’utilizzo, con il 55,5% dei consumator­i che dichiara di non aver utilizzato neanche un’app «salute» nell’ultimo anno. Le app «benessere» sono state utilizzate in prevalenza da persone fra i 26 e i 45 anni, mentre le app «salute&medicina» sono le più utilizzate nella fascia 46 - 60 anni. Riguardo al genere, gli uomini usano le app «fitness e benessere» più delle donne, che al contrario utilizzano maggiormen­te le app «salute&medicina». Il 72,8% degli uomini, nel complesso, ha utilizzato almeno una volta una delle app salute, contro il 63,2% delle donne. Lo smartphone è lo strumento preferito, ma si sta facendo largo anche l’utilizzo di dispositiv­i esterni, come i braccialet­ti fitness. «I consumator­i italiani sono molto interessat­i a monitorare e migliorare il loro stato di salute tramite l’uso di app dedicate — commenta Roberto Tascini, presidente di Adoc —. Siamo all’inizio dell’epoca del “welfare digitale”, al momento ancora auto-centrato, per cui nel settore Salute nei prossimi anni assisterem­o alla sempre maggiore presenza di soluzioni di intelligen­za artificial­e, con un massivo utilizzo di app e nuove tecnologie, con un rapporto sempre più frammentat­o tra paziente e medico, e con i Big Data (l’enorme mole di dati prodotti anche nel contesto della sanità, ndr) a sorreggere tutto il sistema».

A fronte di un atteggiame­nto di apertura, resta però alta la preoccupaz­ione in merito alla raccolta e all’uso dei dati raccolti attraverso le app: il 21,7% di quanti non hanno utilizzato nemmeno un’app nell’ultimo anno motivano la scelta con il fatto di non voler fornire i propri dati sensibili e personali. Questo anche a causa di informativ­e sulle privacy carenti. Nessuno degli intervista­ti ritiene infatti totalmente chiara ed esaustiva l’informativ­a rilasciata dalle app e solo il 7,1% l’ha considerat­a abbastanza trasparent­e e comprensib­ile. Anche a causa delle informativ­e poco chiare il 57,1% dei consumator­i

Ha mai utilizzato un'app per la Salute (ultimo anno)?

Si

69,1 Poco 42,9 No 30,9

Salute & Medicina 26,8

Benessere 28,6 Fitness 44,6

Smartphone

80,4 Smartwatch

17,9

Carenza

Nel nostro Paese manca un percorso in grado di «certificar­e» le applicazio­ni mediche

si ritiene invece molto o estremamen­te preoccupat­o sulle modalità di raccolta e utilizzo dei propri dati personali, contro solo il 17,8% che si considera poco o per niente preoccupat­o. Per il campione intervista­to, però, tutto questo non rappresent­a un ostacolo insormonta­bile al desiderio di monitorare e migliorare il proprio livello di salute anche grazie all’ausilio di nuovi strumenti digitali.

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