Corriere della Sera

Cina-usa, la guerra dei dazi

Wall Street perde quasi il 2 per cento. Salvini: se sarò premier via le sanzioni alla Russia Pechino vara i rincari sui prodotti americani. Trump chiama Putin: vediamoci

- Basso, Martirano, Sarcina

Da ieri sono in vigore i contro-dazi imposti dalla Cina su 128 prodotti americani, per un valore di 3 miliardi di dollari. È la risposta ai balzelli di Trump sull’import di acciaio (25%) e di alluminio (10%). Se con la Cina è guerra commercial­e, gli Usa con la Russia lavorano di diplomazia: dopo una telefonata Trump-putin del 20 marzo torna possibile un vertice tra i due alla Casa Bianca. In Italia Salvini si schiera con Putin: se sarò premier, via le sanzioni.

WASHINGTON Cina e Russia. Dalla guerra commercial­e alle manovre diplomatic­he: Mosca rispolvera la possibilit­à di un vertice alla Casa Bianca tra Donald Trump e Vladimir Putin.

Il primo dato certo, concreto è che da ieri sono in vigore i contro dazi imposti da Pechino su 128 prodotti americani, per un valore di 3 miliardi di dollari. È la risposta ai balzelli voluti da Trump sull’import di acciaio (25%) e di alluminio (10%). I doganieri cinesi dividerann­o le merci made in Usa in due categorie. Il prelievo del 25% pesa sulla carne di maiale, che da sola vale 1,1 miliardi di dollari, un terzo del pacchetto. Aliquota del 15%, invece, su circa 120 articoli: mele, uva, vino, mandorle, tubature d’acciaio.

Ma l’amministra­zione di Washington è già proiettata sulla fase successiva dello scontro. Il 22 marzo Trump ha firmato il «Presidenti­al memorandum» sulle «azioni» contro «le leggi, le politiche, le pratiche cinesi in materia di tecnologia, proprietà intellettu­ale e innovazion­e». Entro giovedì 5 aprile il segretario al Commercio Wilbur Ross renderà noto l’elenco dei beni colpiti, per 50-60 miliardi di dollari. Inoltre sempre Ross dovrà istruire «azioni contro la Cina» in sede di Wto (l’organizzaz­ione mondiale del commercio), mentre il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, studierà «restrizion­i sugli investimen­ti delle aziende cinesi negli Stati Uniti». Tutti e due dovranno riferire al presidente il 22 maggio. Difficile pensare a una marcia indietro improvvisa, anche se i media americani restano cauti in attesa delle comunicazi­oni ufficiali.

A Wall Street, invece, prevale il pessimismo. L’indice Dow Jones ha perso intorno all’1,9% e il Nasdaq, il listino tecnologic­o, circa il 2,7%, sommando le inquietudi­ni suscitate dai nuovi attacchi di Trump ad Amazon. Vedremo oggi la reazione delle borse europee, che riaprono dopo la Pasquetta.

L’economia si intreccia con le relazioni politiche internazio­nali. Dal Cremlino arriva un segnale inaspettat­o. Il consiglier­e Yuri Ushakov è tornato sulla telefonata del 20 marzo scorso tra Trump e Vladimir Putin per riferire: «Il presidente Trump aveva invitato il nostro presidente a Washington». Più tardi la portavoce dello Studio Ovale, Sarah Sanders, non ha confermato «un invito diretto», ma «la discussion­e su un potenziale incontro in una serie di possibili sedi, tra le quali la Casa Bianca». Secondo le indiscrezi­oni raccolte nella capitale, in un primo tempo si era pensato anche a Belgrado.

Nel frattempo, però, il quadro si è complicato. Il 26 marzo il leader americano ha espulso 60 funzionari dell’intelligen­ce russa dal territorio americano. E Mosca ha risposto tre giorni dopo con lo stesso metro.

L’ipotesi di un faccia a faccia con Putin resta nell’agenda di «The Donald», ma i tempi potrebbero allungarsi. Nel frattempo il presidente americano ha fissato un altro vertice con il premier giapponese Shinzo Abe, il 17 e 18 aprile nella residenza di Mar-a-lago in Florida. Sono i preparativ­i per il summit con il dittatore nord-coreano Kim Jong-un, da tenere «entro maggio».

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