Israele, il caso dei migranti destinati all’italia
L’annuncio di Netanyahu per un piano sui migranti, le critiche dall’europa. Infine la retromarcia
GERUSALEMME La legge israeliana li chiama «infiltrati» e in realtà non se ne «infiltrano» più dal 2012, da quando il premier Benjamin Netanyahu ha dato ordine di costruire la barriera al confine con l’egitto. Sono rifugiati africani contrabbandati dai beduini — per loro una merce come un’altra assieme alla droga e alle armi — attraverso la penisola del Sinai, marce forzate a digiuno fino a quella che avrebbe dovuto essere solo una tappa verso l’europa.
Invece dentro Israele sono rimasti incastrati — tra una burocrazia poco umanitaria e le scelte populiste del governo di destra — in quasi 40 mila, clandestini, senza permessi per lavorare. Soprattutto eritrei, scappati dalla dittatura che ad Asmara li costringe a prestare il servizio militare senza data di scadenza. L’eritrea non è in guerra ma il presidente Isaias Afewerki sfrutta la propaganda di un altro possibile conflitto con l’etiopia per schiavizzare attraverso la divisa l’intera popolazione.
Benjamin Netanyahu aveva promesso che da ieri sarebbero stati deportati in massa, ricollocati in Paesi africani, il Ruanda o l’uganda, dove rischiano — denunciano le organizzazioni per i diritti umani — di venire di nuovo mercanteggiati e svenduti ai despoti che danno loro la caccia. L’espulsione — in cambio di 3500 dollari e un biglietto aereo — è stata contrastata dalle associazioni benefiche locali, osteggiata dai rabbini americani, criticata da scrittori come Amos Oz, David Grossman, Etgar Keret, frenata dalla Corte Suprema.
Il primo ministro ha cercato una soluzione e ha annunciato di aver trovato un accordo con l’alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, l’unhcr: 16.520 migranti, tra loro anche sudanesi, dovrebbero essere accolti in nazioni occidentali — «come l’italia, la Germania, il Canada» ha elencato Netanyahu — e altrettanti sarebbero rimasti in Israele almeno per cinque anni. Ancora troppi per i leader più oltranzisti della coalizione che nella notte hanno spinto Netanyahu a sospendere l’intesa.
Dei 40 mila migranti arrivati ne sono rimasti poco più di 35 mila. Le organizzazioni israeliane per i diritti umani fanno notare che i clandestini rappresentano meno della metà dell’1 per cento della popolazione e il conservatore Jerusalem Post ricorda: «Questo Stato è stato anche fondato come rifugio per gli ebrei contro la violenza antisemita. Così noi dobbiamo aiutare chi scappa dalle persecuzioni».
Il trasferimento dei primi 6.000 verso l’europa e il Nord America — aveva spiegato il governo — dovrebbe avvenire entro 18 mesi. Le destinazioni non sono state definite. Il ministero degli Esteri italiano ha smentito che sia stata trovata un’intesa con Roma: «È un patto bilaterale tra Israele e l’onu». Così pure i diplomatici tedeschi: «Non abbiamo ricevuto alcuna richiesta». Nell’incertezza è toccato ai portavoce di Netanyahu precisare: «Il primo ministro intendeva fornire un esempio di possibili mete. Spetta all’alto commissariato trovare quali siano». Alla fine — come ha spiegato Carlotta Sami, portavoce dell’unhcr per l’europa del Sud — «in Italia potrebbero essere presi in considerazione solo casi di riunificazione familiare».
Ricongiungimenti Sami (Unhcr): «In Italia forse solo casi specifici di riunificazione familiare»